REDAZIONE GROSSETO

Vent’anni fa la scomparsa: "Morante va ricordato"

Il professor Stefano Adami ripercorre i passaggi più salienti della sua vita "Avvocato, attore, scrittore, politico. E anche il più giovane magistrato d’Italia".

Marcello Morante

Marcello Morante

"Era l’estate di vent’anni fa esatti. Un agosto molto caldo. Avevo appena finito di fare lezione a Siena. In quel momento, prese a squillare il cellulare. Risposi. La voce dall’altra parte mi avvertiva che Marcello Morante era morto".

Stefano Adami, scrittore grossetano e docente universitario, ricorda la figura dell’intellettuale (avvocato, attore, scrittore e anche magistrato).

"Fermai la macchina e mi venne da pensare a quando, come, l’avevo conosciuto. Ma certo. Doveva essere stato alla fine degli anni ’80, nella redazione di Nero su Bianco. NsB era stato un serio, reale tentativo di una rivista periodica che usciva a Grosseto, che Marcello dirigeva e con la quale io avevo cominciato, giovanissimo, a collaborare. Non capita tutti i giorni di conoscere pezzi di storia, pensai allora, appena Marcello mi tese la mano. E un pezzo importante di storia lui lo era davvero, come avevo poi potuto confermare leggendo il suo ‘Maledetta benedetta’, il libro che Marcello aveva pubblicato con Garzanti sulla sua famiglia, quando la sorella Elsa morì. Quel libro, Marcello me lo aveva regalato un pomeriggio che mi aveva invitato a casa sua, con una bella dedica. La copia è ora qui, proprio davanti a me. Sarebbe il caso che venisse ripubblicato, davvero. Perché racconta molte cose importanti sull’Italia del ‘900, su Elsa Morante, su tante altre cose. Nato a Roma, a Testaccio, poco dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, Marcello era diventato, nel 1939, il più giovane magistrato d’Italia. Ma uno dei suoi veri grandi momenti era stato di certo nel 1953, quando aveva fondato Unità Popolare, il movimento che si opponeva alla ‘legge truffa’, insieme a Codignola, Parri e Calamandrei. Vinta quella battaglia, Marcello rifiutò una candidatura con il Pci, preferendo tornare all’attività legale a Grosseto, e alla scrittura per il teatro. Nel ’63 recitò nel ’Vangelo secondo Matteo’ di Pier Paolo Pasolini. Quando lo conobbi, aveva già vinto molti premi importanti come autore teatrale, e pubblicato varie cose notevoli di narrativa. Mi invitava spesso a casa sua, a trovarlo. Ricevevo periodicamente la sua ‘lettera agli amici’, che inviava a scadenze fisse ad alcune delle persone che aveva più care. Anche quelle dovrebbero essere ripubblicate, secondo me. Ma guarda. Adesso sono già vent’anni che Marcello se n’è andato. E credo che sia un obbligo, che Grosseto faccia qualcosa per ricordarlo. Gli è dovuto, a Marcello".