
Nuova Zona rossa sicurezza alla stazione di Pisa, il provvedimento è di nuova attivo fino al 4 ottobre(foto di Enrico Mattia Del Punta)
Pisa, 5 agosto 2025 – È ricominciato ieri il periodo di zona rossa nell’area della stazione, che andrà avanti fino al 4 ottobre. Il provvedimento è stato reintrodotto per la seconda volta, dopo l’esperienza di due mesi tra il 27 gennaio e il 27 marzo scorsi. In quel periodo – aveva reso noto la questura di Pisa – furono emessi almeno 30 provvedimenti di allontanamento, 3 denunce, controllati 98 veicoli e 380 persone, di cui 72 con precedenti penali, oltre a 5 bed & breakfast ispezionati, uno dei quali segnalato.
La proroga era stata richiesta a gran voce da residenti e commercianti della zona, che più volte, anche su La Nazione, avevano lanciato appelli per rendere permanente la zona rossa, e anzi, allargarla anche ad altre vie (via Vespucci, Via Colombi e via Fratti). La misura in ogni caso è ritenuta necessaria per “scongiurare” e “disincentivare” comportamenti aggressivi, minacciosi o molesti in un’area attraversata ogni anno da circa 20 milioni di viaggiatori. La vigilanza rafforzata è uno strumento che consente alle forze dell’ordine di adottare provvedimenti ad hoc, come ordini di allontanamento per persone moleste che disturbano la quiete pubblica, qualora risultino già denunciate per reati predatori (come il furto con strappo), reati legati agli stupefacenti, risse, danneggiamenti e simili. Il provvedimento è stato accolto con favore da Sandra Capuzzi, presidente del comitato di quartiere Le Stazioni, che tuttavia precisa: “Non sarà mai uno strumento risolutivo da solo. Purtroppo – ha spiegato –, permangono una serie di criticità strutturali: serve un’integrazione continua di interventi, molteplici e coordinati”. Secondo Capuzzi, è necessario agire simultaneamente: “Oltre alla zona rossa, servono controlli sul commercio e soprattutto un monitoraggio anagrafico dei condomìni. In un quartiere, se non si sa chi ci abita, diventa pericoloso. Ci sono fenomeni come la prostituzione e i bed & breakfast abusivi che vanno affrontati”.
Il quartiere, da anni, soffre di una microcriminalità diffusa, con episodi ricorrenti di risse tra bande legate allo spaccio. Una situazione “incancrenita”, come la definisce Capuzzi, che va aggredita da più fronti. “Prendiamo ad esempio i Romani, nel De Bello Gallico: bisogna avere una strategia su più livelli. Anche la sociologia urbana ci insegna molto: basta guardare cosa fu fatto negli anni ’90 in contesti ancora più degradati, come da Giuliani a New York. Qualcosa lì è cambiato”.
Ma non basta. Fin dalla sua fondazione, una delle richieste del comitato è stata quella di coinvolgere e responsabilizzare anche le minoranze etniche, numerose nel quartiere, con cui – secondo Capuzzi – si è creato un distacco pericoloso. “Nessuno parla con loro – avverte –. Alcuni fenomeni si estremizzano in silenzio, e quando emergono è troppo tardi”. Capuzzi racconta, ad esempio, come la comunità cinese non si stia più espandendo nel quartiere, mentre siano in crescita quella pakistana e quella del Bangladesh. “Se non si studiano questi cambiamenti, rischiamo di sorprenderci dopo. In alcune di queste comunità, l’integralismo religioso è più marcato: vediamo donne con il burqa, e non ci si può scandalizzare solo dopo”.