Omicidio Barbara Capovani, i figli in aula raccontano il legame con la madre: “Era il nostro riferimento”

Mia, Piergiorgio e Alice hanno raccontato la loro vita "stravolta": “Quel giorno ero a Pisa, avevamo un appuntamento, non ci siamo mai andate”

Pisa, 18 aprile 2024 – Abbracciati per gran parte dell’udienza. "Uniti", come hanno ribadito anche loro in aula. I figli della dottoressa Barbara Capovani raccontano del loro rapporto con la mamma. E’ Mia la prima a parlare, la più giovane, figlia della psichiatra e del compagno Michele Bellandi, anche lui presente a sostegno dei ragazzi. "Avevamo un legame molto stretto. Era un punto di riferimento. Presente pur lavorando, cenavamo e pranzavamo insieme". "Che cosa è cambiato nel vostro modo di vivere?", chiede l’avvocato Stefano Del Corso che tutela la famiglia. "Il modo in cui l’ho persa non è una banalità". Quindi parla della nonna "che non sta bene" e del percorso di sostegno psicologico che sta affrontando. "Ma aveva paura?", domanda la pm. "Non era nel suo carattere. Era determinata, precisa, ha sempre fatto tutto senza timore". Quindi, Piergiorgio che studia Medicina. "E’ stato influenzato da sua madre nella sua scelta?", le parole dell’avvocato. "Ho sempre visto che le piaceva il suo lavoro. Parlava molto". Anche Alice diventerà un medico. Studia Ostetricia e ginecologia a Genova dove si è trasferita quasi 3 anni fa. "La mia scelta risale alle superiori. Lei era una figura complessa: medico, genitore e molto altro. In parte è stata lei di esempio, poi c’è il mio interesse personale".

Il dramma e la rivoluzione non voluta. "Lei era sempre centrale, una persona dinamica, energica. Tanti gli stimoli, siamo molto uniti come famiglia lei teneva le redini. Sono uscita per un aperitivo più volte con lei che con i miei amici, era presente nelle nostre vite ma con naturalezza non lo era troppo. Una guida. Facevamo tutto insieme, anche i viaggi nonostante fossi già grande. I miei genitori anche nell’occasione del loro divorzio sono stati entrambi un grandissimo esempio. Non c’erano conflitti".

Quel 21 aprile 2023? "Ero a Pisa. Era da qualche mese che non tornavo. Mi era saltato un intervento ed ero riuscita a prendere il treno prima. Come sempre era venuta a salutarmi al garage, poi era tornata al lavoro, dopo avevamo un appuntamento con il meccanico dove non siamo mai andate. Abbiamo perso la nostra bussola. Inoltre si accetta meglio la morte per incidenti o malattie, cause naturali, insomma. Rivivo quotidianamente quel giorno. Un trauma sotto tutti i punti di vista: del lavoro, familiare, delle amicizie. E per la gestione quotidiana delle cose. Ho dovuto fare delle rinunce sul lavoro per trovare tempo libero per tornare a Pisa, la nonna ha problemi di salute. Se ci fosse stata mia mamma sarebbe stato più facile". "Mio nonno – prosegue – è morto in un incidente stradale, ma dopo diverso tempo: mia nonna appena ha saputo di mia madre che era in coma, ha detto ’stessa sorte, padre e figlia’". "Aveva timore?", insiste la pm. "Non per se stessa. Ci rendeva sempre partecipi di ciò che faceva e ci ripeteva sempre che era pericoloso per gli altri che si tenessero certe persone in alcune circostanze".