
Un momento della cerimonia
Pisa ha reso omaggio al sacrificio silenzioso di coloro che pagarono con il filo spinato la scelta di non piegarsi al nazifascismo. Ieri, in Prefettura, si è svolta la cerimonia di consegna delle Medaglie d’Onore conferite dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti. "Eroi silenziosi" che hanno pagato con la prigionia, la fame, le malattie e i lavori forzati la sola colpa di aver scelto di non collaborare con la repubblica sociale italiana e con il regime nazifascista.
"Si tratta di oltre 650mila uomini – ha ricordato il prefetto di Pisa, Maria Luisa D’Alessandro, durante la cerimonia – che si sono trovati di fronte a una scelta: da un lato aderire alla repubblica di Salò e collaborare col regime nazifascista; dall’altro la dignità. La stragrande maggioranza scelse la dignità e la difesa della Patria, subendo per questo umiliazioni e dolore e, per oltre 50mila di loro, la morte. Sono persone che simboleggiano i valori della libertà, che non si piegano alla violenza, ed è per questo che vanno onorate".
La cerimonia pisana è avvenuta alla vigilia della prima Giornata nazionale in memoria degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi, istituita dal Parlamento all’unanimità e che sarà celebrata ogni 20 settembre, giorno in cui, nel 1943, Hitler decise di mutare lo status dei prigionieri italiani in internati. "Un’iniziativa – ha proseguito D’Alessandro – che vuole conservare la memoria e rafforzare il senso di civiltà, rispetto e comunità. Celebrarla significa parlare ai giovani, per far conoscere loro le storie degli internati: simboli di speranza, che dalla prova più dura lasciano un messaggio di pace". Il prefetto ha sottolineato il dovere delle istituzioni locali e sulle scuole: promuovere cerimonie, ricerche, pubblicazioni e incontri. "Momenti – ha concluso – per custodire la memoria e trasformarla in coscienza civile, così da ricordare il sacrificio degli eroi silenziosi. Una luce per capire il passato e una responsabilità per le scelte future".
Mario Ferrari