
Domani a mezzogiorno i funerali in forma pubblica, poi il saluto della famiglia privatamente. Prevista anche la presenza dell’ambasciatrice della Palestina in Italia, Abeer Odeh. .
di Enrico Mattia Del Punta
"In questa vicenda non ravvisiamo alcun reato e per questo non abbiamo disposto l’autopsia e abbiamo già dato il nulla osta per la sepoltura della salma". Lo ha dichiarato ieri la procuratrice Teresa Angela Camelio, rispondendo a una domanda sulla possibilità di procedere a ulteriori accertamenti medico-legali sul corpo di Marah Abu Zuhri, la ventenne palestinese morta il giorno di Ferragosto all’ospedale di Pisa. La giovane era stata ricoverata 24 ore prima nel reparto di ematologia, giunta in condizioni di "grave deperimento organico" e con una "sospetta leucemia", nell’ambito dell’operazione di evacuazione sanitaria da Gaza organizzata dal governo italiano, come scriviamo anche nelle pagine nazionali.
Nel frattempo, è stata fissata la data dei funerali. "Si svolgeranno mercoledì mattina alle 12, al Parco della Pace ‘Tiziano Terzani’ di Pontasserchio, frazione del Comune di San Giuliano. Tra le autorità attese alla cerimonia c’è anche l’ambasciatrice della Palestina in Italia, Abeer Odeh". Lo ha reso noto il sindaco di San Giuliano Terme, Matteo Cecchelli.
La cerimonia, concordata con la famiglia della giovane e con l’imam di Pisa, Mohammad Khalil, sarà aperta alla cittadinanza. L’accesso riservato alle autorità e al feretro sarà da via Di Vittorio - ha fatto sapere il Comune -, mentre gli ingressi pedonali saranno aperti sia da via Di Vittorio che da via Vittorio Veneto.
Dopo le esequie, cui parteciperanno anche rappresentanti politici toscani e nazionali, la salma sarà tumulata in un cimitero comunale. Anche se al momento non è stato comunicato, proprio per consentire la massima riservatezza alla madre della 20enne nel momento della tumulazione.
La sera, invece alle 21.30, sempre al Parco della Pace, si svolgerà la manifestazione "Luce su Gaza", una fiaccolata per la pace dedicata a Marah e a tutte le vittime del conflitto in Palestina, alla quale prenderanno parte anche le associazioni del territorio.
Intanto, resta aperto il dibattito scaturito nei giorni scorsi dopo la nota del Cogat, l’ente israeliano per il coordinamento delle attività nei Territori, che ha diffuso un referto dell’ospedale Nasser di Khan Younis secondo cui Marah sarebbe stata affetta da leucemia.
Una tesi respinta dall’Aoup, sia nella nota ufficiale diramata il giorno successivo la morte della ragazza, sia nell’intervista della direttrice del reparto di ematologia, Sara Galimberti, che ha chiarito come la giovane era sì giunta in condizioni di "grave deperimento organico", ma gli esami eseguiti non evidenziavano alcuna forma di leucemia. Tuttavia, ha spiegato Galimberti, Marah presentava "una condizione dovuta probabilmente a una malattia sottostante, misdiagnosticata o mai diagnosticata".
Tradotto, Marah era malata: questo è un dato certo, ed è il motivo che ha portato al suo trasferimento sanitario in Italia. Di quale malattia soffrisse realmente, però, probabilmente non lo sapremo mai. La famiglia – in particolare la madre – ha infatti rifiutato l’autopsia per motivi religiosi. Inoltre, ha precisato la direttrice del reparto, "non c’è stato il tempo di approfondire gli accertamenti perché la giovane è morta subito".
In definitiva, la polemica, che il presidente della Regione Eugenio Giani ha definito "strumentale e provocatoria", difficilmente si placherà. Anzi, rischia di accentuare le divisioni sempre più marcate tra chi sostiene che a Gaza si muoia di fame, e chi invece parla di propaganda filo-Hamas.
L’unica certezza, oggi, è che Marah non c’è più, e che il dolore vissuto da lei e dalla sua famiglia rischia di essere oscurato da uno scontro politico e mediatico che nulla ha a che fare con la dignità della sua vicenda umana.