Pisa, 13 marzo 2024 – I fascicoli di migliaia di pagine sul banco del pubblico ministero Fabio Pelosi racchiudono le contestazioni. Quattordici imputati e tante parti civili, oltre alle famiglie, anche Telefono Viola, Anmic e Agosm. L’indagine risale all’estate del 2016 e partì dalla denuncia di due genitori. Nuova udienza fiume per - l’accusa - sui maltrattamenti nella sede di Montalto di Fauglia della Fondazione Stella Maris, allora dedicata ad adolescenti e giovani adulti. Ieri mattina fuori dal Tribunale era stato organizzato un presidio del coordinamento regionale toscano delle associazioni sull’autismo, che raggruppa 15 realtà, per chiedere «verità»; nel pomeriggio si è aggiunto quello solito del Collettivo Antipsichiatrico Pisa Antonino Artaud.
Sono state ascoltate due imputate: Paola Salvadori, che era responsabile struttura Rsd di Montalto, Patrizia Masoni, responsabile Irm. Si è parlato a lungo del reclutamento del personale e del colloquio motivazionale. «Si valutavano singole situazioni. Per esempio alcuni dei candidati avevano parenti disabili e non era un elemento positivo per noi. Visto che avevano già una fonte di stress», si ricostruisce in aula. Poi, tra i metodi utilizzati per trattare gli ospiti, «l’uso del tappeto contenitivo (di derivazione americana)». «Lo preferivamo ai farmaci, dopo un po’ e parlandoci, il ragazzino si tranquillizzava». Un altro elemento di difesa emerso: «A Montalto arrivavano pazienti rifiutati altrove, da strutture pubbliche o convenzionate».
Le imputate hanno risposto incalzate dalle domande del pm e delle parti civili, tra cui gli avvocati Zuccoli, Capria e Soldateschi. Nelle scorse udienze, gli imputati sentiti si sono difesi anche interpretando in maniera diversa le immagini dei video realizzati dalle microspie dei carabinieri installate quando scattarono nel indagini. Testimonianze visive mostrate in aula e che rappresentano le prove clou per l’accusa. Tre mesi di video che, secondo la procura, documentano condotte illecite e comportamenti da parte degli operatori ritenuti, appunto, maltrattamenti. «Erano buffetti, non schiaffi», si sono giustificati alcuni. I primi imputati esaminati hanno sottolineato anche che erano «dotati di scarsa formazione, eravamo abbandonati a noi stessi».
Imputato in questo processo è anche il direttore sanitario della Stella Maris Giuseppe De Vito (gli viene contestata l’omessa vigilanza e l’assunzione di personale non adeguatamente formato). Il direttore generale della Stella Maris Roberto Cutajar ha scelto il rito abbreviato e, dopo essere stato condannato in primo grado, è stato assolto in appello. Il procedimento è proseguito anche durante la pandemia utilizzando come sede Palazzo dei congressi. Si torna in aula a maggio (il 14).
A. C.