
Il giurista ed ex deputato contro il commissariamento dei Dem pisani: "Per simili atti servono motivazioni precise e in questo caso non ci sono. Le candidature regionali? Sì alle deroghe per Mazzeo e Nardini".
"Annunciare il commissariamento con un comunicato stampa, prima che l’iter sia stato avviato, è un atto unilaterale che non rispetta l’autonomia né la dignità degli organi di garanzia del partito. È un diktat, non una procedura democratica". A dirlo è l’ex deputato Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti che, insieme a tutta l’area riformista del partito, ha accolto la decisione della segretaria dem Elly Schlein di chiudere con l’accetta la lunga vicenda del congresso comunale del Pd pisano con sconcerto.
Ceccanti, ricapitoliamo: quella del commissariamento del Pd provinciale di Pisa è una questione politica o tecnica?
"L’articolo 23 dello Statuto del Partito Democratico è chiaro: non possono esserci commissariamenti politici. Servono motivazioni precise — necessità, urgenza e gravi violazioni di norme — che, nel caso di Pisa, semplicemente non esistono. L’unico tema segnalato riguarda irregolarità nel congresso comunale, che rappresenta un quarto del territorio provinciale. Quelle criticità erano già in via di soluzione, seguite dalla Commissione di garanzia provinciale e da un ispettore nominato dal regionale, che pochi giorni fa ha dichiarato: ‘Il PD di Pisa è una realtà sana’. Il livello provinciale non c’entra nulla con quel contenzioso".
Lei ha fatto notare che il Pd di Prato non è stato commissariato dopo le dimissioni della sindaca. Perché questo parallelo?
"A Prato sono saltati sindaco e consiglio comunale a causa di un’inchiesta per corruzione. Il Comune copre quattro quinti del territorio provinciale, eppure lì nessuno ha sollevato l’ipotesi di commissariamento. Il dubbio sorge spontaneo: non sarà che a Pisa si interviene perché il segretario appartiene a un’area diversa da quella della segreteria nazionale, mentre a Prato il segretario non commissariato era anche assessore?".
Ha anche detto che l’annuncio è arrivato prima che l’iter fosse formalmente avviato. Cosa intende? È una decisione che ritiene illegittima?
"Ad oggi, in base allo Statuto, il commissariamento non esiste formalmente. Per diventare valido serve un parere obbligatorio e preventivo della Commissione nazionale di garanzia, che non è stato né richiesto né espresso. Anzi, la Commissione non è neppure stata convocata".
Le elezioni regionali sono dietro l’angolo: chi sceglierà le candidature del territorio? Teme rappresaglie politiche? In ballo c’è la deroga per il terzo mandato di Mazzeo, leader dell’area riformista a Pisa e in Toscana.
"Se non si prendono sul serio le regole, come purtroppo sembra in questo caso, è legittimo dubitare che vengano garantiti pluralismo e partecipazione. Il presidente del Consiglio regionale ha lavorato bene, al di là delle diverse appartenenze interne: su questo nessuno ha davvero sollevato obiezioni. Anche l’assessora Nardini ha bisogno della deroga. Escluderli, o fare selezioni arbitrarie, sarebbe ingiusto. In democrazia devono decidere gli elettori, non le segreterie a tavolino in base a chi hanno votato ai congressi".