
Carlos Dunga
Pisa, 24 agosto 2025 – Caro Romeo, guardaci: siamo tornati. Siamo qua. Il tempo si è piegato, noi no. Stasera, trentaquattro anni dopo, il Pisa rientra in Serie A e il sale gettato sul prato dell’Arena ha germogliato in nuovi figli nerazzurri, temprati dal sole e dal calcio di periferia. Da oggi ricominceremo a fare i conti con classifiche e calendari, ma per qualche istante lasciamo che siano solo i sogni a guidarci. La città ha mantenuto la sua voce, la curva il suo canto, l’Arena la sua attesa. Pisa torna dove deve stare, e a salutare questa rinascita c’è anche chi qui ha scritto una pagina indimenticabile.
Carlos Dunga, stagione 1986-87, prima sotto la Torre poi campione del mondo con la Seleção. Un anno soltanto in nerazzurro, abbastanza per entrare nella memoria collettiva. Oggi da lontano continua a guardare Pisa come fosse casa: ci invia la foto della sua vecchia maglia, ci scrive parole di affetto. “Grazie e força Pisa”. Non c’è bisogno di tradurre dal portoghese.
Dunga, segue ancora il Pisa?
“Ma certo. Ho seguito anche la grande cavalcata dell’anno scorso e sono davvero felice per il traguardo raggiunto. E adesso, finalmente, è arrivato il momento di ritornare in Serie A”.
Siamo entusiasti ma anche consapevoli: sappiamo che sarà dura…
“Certo, il Pisa dovrà affrontare un campionato molto competitivo. Ma Pisa non è squadra con undici giocatori in campo...”.
In che senso, scusi?
“In campo scende un’intera città. Sarà questa forza, questa energia, questa grande unione a permetterci di conservare questa categoria”.
Beh, è veramente bellissimo…
“Lo credo davvero. Ci saranno grandi avversari ma la salvezza non passa soltanto dai calciatori. Dobbiamo restare uniti nei momenti difficili, sostenere la squadra e insieme ce la faremo. Certo, poi i giocatori dovranno fare la loro parte”.
Come?
“Non esistono partite vinte o perse a priori. Nulla è impossibile. Ogni partita dovrà essere affrontata come se fosse una finale. Se facciamo così allora il traguardo della salvezza è possibile. Me lo auguro davvero”.
Lei parla come un vero tifoso.
“Sono legato a questa città che mi ha dato tanto. Mi ha permesso di esordire in Serie A facendo decollare la mia carriera. A Pisa ho conquistato un posto in Nazionale e mi sono sentito a casa. Io e la mia famiglia pensiamo sempre a voi con affetto. È stato solo un anno, certo, ma bellissimo e non posso dimenticarlo. Le dirò di più...”.
Prego.
“Oggi penso anche a Romeo e a quei ragazzi degli anni ’80. Porto tutti nel cuore”.
Quando tornerà da noi, dall’altra parte del mondo?
“Spero presto. Il mio figlio più piccolo non ha mai visto la Torre e probabilmente non sa neppure che ho vestito la maglia nerazzurra. È necessario che lo porti con me in città...”.