
L’area interessata alla dismissione del Polo di Chimica di via Risorgimento, a due passi dalla Torre Pendente
L’impegno dell’ateneo pisano per la sostenibilità ambientale contrasta con il suo piano di sviluppo edilizio che prevede, dopo la nuova Chimica, la realizzazione di quasi 60mila metri quadrati di superficie utile lorda di nuovi edifici, pari a 300 mila metri cubi, con ingente consumo di suolo. Lo affermano le associazioni ambientaliste La Città ecologica, Italia Nostra, Amici della terra Versilia e il comitato per la difesa di Coltano chiedendo di "rinaturalizzare almeno alcune aree dismesse (resede edificio non storico di Chimica in via Risorgimento? Veterinaria alle Piagge?) e che le aree verdi presenti nelle facoltà dismesse vengano cedute alla fruizione collettiva, come previsto per l’area verde di Chimica in via Risorgimento".
"Non solo il consumo di suolo contrasta con la sostenibilità ambientale e la riduzione di emissioni climalteranti – incalza il cartello di associazioni – ma incide anche lo sviluppo edilizio: si stima che per ogni tonnellata di cemento prodotta, venga emessa quasi una tonnellata di CO2. C’è l’incidenza della complessiva politica edilizia dell’Università sulla città, la sua vita quotidiana, la mobilità: si deve investire nella ristrutturazione degli edifici di proprietà (circa 150 in città) senza lasciarli deperire negli anni, come accaduto con il Palacongressi, perché ciò potrebbe ridurre le esigenze di nuove costruzioni".
Nel mirino anche le scelte dell’ateneo che ha messo in vendita edifici dismessi: "Non è possibile che ogni edificio dismesso venga messo sul mercato al solo peri fare cassa e costruire nuovi edifici. Questo sarebbe il comportamento di un qualunque speculatore privato che non ha alcuna pretesa di essere attento alle sorti del pianeta".