NICCOLO' GALLIGANI
Cronaca

L’eredità di Vivaldo Baldi. Il gigante di Ferragosto: "Plasmava tutti i cavalli. Un maestro sul sediolo"

I ricordi di un grandissimo driver del trotto nelle parole di Stefano Baldi "Quella volta che The Last Hurrah assaggiò la Coca Cola. E gli piaque...".

"Ogni volta che vinco una corsa, un attimo dopo il palo penso a cosa mi avrebbe detto mio nonno, se mi avesse detto bravo o brontolato perchè potevo guidare meglio". A parlare è Stefano Baldi, che con il fratello Edoardo custodisce un’eredità ippica importante, e per certi versi pesante, quella di Vivaldo Baldi, uno dei più grandi driver del nostro trotto. Epici i suoi duelli con Sergio Brighenti e con Nello Bellei. Un vero e proprio fenomeno in sulky. E che ha firmato per sette volte ha messo la sua firma nel gran premio Città di Montecatini. Uno che per dirla alla Boskov "vedeva autostrade dove gli altri vedevano solo sentieri".

"Lui – ricorda Stefano Baldi – quando scendeva dal sediolo dava delle spiegazioni che su quello che aveva fatto in corsa, come se avesse fatto la cosa più semplice del mondo, ma lui faceva cose che per gli altri erano impossibili. Cavalli che con altri guidatori non prendevano un passo di trotto, con lui vincevano". E spesso diventavano campioni come The Last Hurrah, americano, cavallo che come si dice in gergo non rubava certo l’occhio, ma che Vivaldo seppe plasmare fino a farlo diventare uno dei migliori trottatori della nostra storia ippica e soprattutto con lui aveva stabilito un feeling eccezionale, una relazione davvero speciale, con Vivaldo in sulky diventava un cavallo-bicicletta.

"Il cavallo – rammenta Stefano Baldi – mi è stato raccontato che fu acquistato perchè non costava molto in quanto l’allevatore, voleva chiudere l’attività. Da qui il nome di The Last Hurrah. Con lui comunque usava un allenamento particolare, entrava in pista prima dell’alba, quando era ancora buio e alternava giri veloci e altri al passo".

The Last era famoso per le sue stravaganze alimentari. Una volta il suo lad, Mario Schettino stava bevendo una coca cola e il cavallo parve interessato alla bevanda, così l’artiere gli lasciò quello che restava nella bottiglietta e lui sembrò gradire. Da allora dopo ogni corsa puntualmente l’artiere in premio gli dava da bere una bottiglietta della bibita. "Mi raccontava il vecchio gestore del bar dell’ippodromo – dice Stefano – che mio nonno a volte andava al bancone da solo e diceva, due caffè. Il barista capiva e ne preparava uno in tazzina per lui e una bottiglia che Vivaldo poi faceva bere a The Last. Cosa impossibile oggi. Sarebbe considerato doping".

Con lui ’Diecione’ aveva conquistato i gran premi più prestigiosi. Ma la grande corsa di Ferragosto sembrava maledetta. Nelle quattro edizioni era sempre andato sul podio, con un secondo posto e tre terzi. Nel 1980 The Last Hurrah era ormai a fine carriera e Vivaldo aveva in mente solo una cosa, tentare l’ultima impresa, nella grande volata di Ferragosto. Fra l’altro l’ormai vecchio campione aveva accusato qualche problema a un nodello e poi si erano un po’ ampliati i problemi ai muscoli che si trascinava da sempre. Così Vivaldo iniziò una preparazione scrupolosa con la cura di ogni minimo particolare. Fra queste l’abitudine di portare il cavallo a percorrere al piccolo trotto qualche chilometro sull’asfalto, così ogni mattina ’Diecione’ usciva con il cavallo dall’ippodromo e percorrendo le strade cittadine arrivava fino al Tettuccio, dove era diventato un’attrazione anche per i turisti. Naturalmente a Ferragosto ci fu il trionfo con tanto d’invasione di pista. Fu l’ultimo Hurrah di Vivaldo.

Niccolò Galligani