NICCOLO' GALLIGANI
Cronaca

Il rapimento di Wayne Eden. Cinquanta anni fa il dramma dopo il trionfo a Ferragosto

La scoperta del box vuoto, la rete di recinzione tagliata: la firma è dell’Anonima Sarda. Le trattative, il patto sul riscatto e infine il ritrovamento in un campo a Montescudaio.

La scoperta del box vuoto, la rete di recinzione tagliata: la firma è dell’Anonima Sarda. Le trattative, il patto sul riscatto e infine il ritrovamento in un campo a Montescudaio.

La scoperta del box vuoto, la rete di recinzione tagliata: la firma è dell’Anonima Sarda. Le trattative, il patto sul riscatto e infine il ritrovamento in un campo a Montescudaio.

All’inizio si pensa ad un semplice scambio di cavalli. Del resto Wayne Eden che nell’agosto del 1975 aveva appena vinto a tempo di record il gran premio Città di Montecatini, non doveva essere lì, nel box del modesto Lovanio, ma nelle stalle che la società aveva lasciato per i partecipanti alla corsa di Ferragosto. Ma il manager del cavallo, Vincenzo Gasparetto aveva chiesto per il suo campione una zona più defilata delle scuderie e allora al campione americano era stato dato un box che la scuderia Assia affittava ogni estate per i suoi trottatori. Ma quando Luciano Barzetti, l’artiere che si occupa di Wayne Eden alle 5.30 va a preparare il campione per riportarlo a Settimo MIlanese trova il box vuoto. Come detto, si pensa subito a un errore, lo sbaglio di qualche artiere nel caricare il cavallo su un van. Poi però poco dopo qualcuno trova la rete di recinzione dell’ippodromo tagliata. E allora tutti capiscono che si è trattato di un rapimento. Il primo di un cavallo a scopo di estorsione.

Gli anni Settanta in Italia sono uno strano mix, da una parte c’è il paese del boom economico, dall’altra gli anni di piombo e i sequestri di persona. Tanti. Nel solo 1975 ce ne saranno 62, più quello di un cavallo, Wayne Eden appunto, portato via dalle scuderie del Sesana, in una notte di temporale dopo il successo nel gran premio di Ferragosto. La notizia finì sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, New York Times compreso. In città arrivarono inviati delle principali testate. Il Padule, dove si concentrarono le prime ricerche, viene descritto quasi come una jungla amazzonica, altri lo collocano come l’ultimo lembo della... Maremma.

Wayne Eden in quell’estate era già diventato un personaggio. Lo aveva scoperto e inseguito a lungo Vincenzo Gasparetto, manager della scuderia Mira II, dell’imprenditore lombardo Piero Giudici. Nella sua carriera al di là dell’oceano non era stato un crack ma i suoi proprietari americani lo vollero iscrivere al prix d’Amerique, la corsa più importante d’Europa. Lo scopo era quello di ottenere un buon piazzamento per poi venderlo a suon di dollari qualche scuderia svedese o italiana. Gasparetto cerca di giocare d’anticipo ma gli americani sparano alto e lui se ne torna a Settimo Milanese. La corsa francese per Wayne Eden sarà una Waterloo, ultimo a parecchio distanza dal vincitore Bellino II. Gasparetto a questo punto può dettare le condizioni e si prende il cavallo per una manciata di dollari. In Italia sotto il suo allenamento e con le mani di velluto di Anselmo Fontanesi il cavallo si trasforma e comincia ad inanellare una serie di vittorie a suon di record.

Allora l’ippica era uno sport popolare e di lui si comincia a parlare anche al di fuori dei soliti appassionati. Così il cavallo finisce nel mirino dell’Anonima Sarda. Il colpo per i banditi è tutto sommato abbastanza facile. Qualche testimone vedrà anche passare un cavallo portato a mano fuori dall’ippodromo, ma non ci fa a caso. I van allora venivano lasciati anche nelle strade vicini al Sesana. Wayne Eden invece viene caricato su un furgone rubato ad una ditta che trasporta prodotti farmaceutici e portato in un ovile dell’alta Val di Cecina che dividerà con un gregge di pecore.

La prigionia di Wayne Eden durò tre settimane. Alla fine grazie all’abilità di Vincenzo Gasparetto nelle trattative, i rapitori si convinsero a rilasciarlo per una cifra molto inferiore rispetto alle prime esorbitanti richieste. A Montescudaio, al confine fra le province di Pisa e Livorno, mentre tutti gli abitanti seguono i fuochi d’artificio che concludono i tradizionali festeggiamenti di inizio settembre, qualcuno nell’oscurità lega Wayne Eden a un olivo. Poi da una in cabina telefonica avvisa Gasparetto del rilascio. Il manager si precipita in quel lembo di Toscana e quando arriva è ancora buio. Allora comincia a chiamare ’Farfallino’, così il campione veniva chiamato in scuderia e a un certo punto sente un nitrito. Poco più la c’è Wayne Eden, magro e impaurito. Gasparetto ha sempre raccontato che andò ad abbracciarlo e uomo e cavallo si misero a piangere a lungo. Wayne Eden lentamente tornerà il campione di prima e l’anno dopo sarà ancora al Sesana per un’altra splendida vittoria. Come dire che il bene ha trionfato sul male.

Niccolò Galligani