NATALINO BENACCI
Cronaca

Lezioni sul linguaggio dei nonni. Ripartono i corsi di dialetto. Tanti giovani tra gli studenti

In cattedra Luciano Bertocchi, ex dirigente scolastico e autore del vocabolario del pontremolese L’organizzazione curata da ”Start Working” con il patrocinio di Comune e Parco dell’Appennino.

Alcuni studenti. Sopra, Luciano Bertocchi e il poeta dialettale Daniele Campodonico

Alcuni studenti. Sopra, Luciano Bertocchi e il poeta dialettale Daniele Campodonico

I giovani riscoprono il dialetto grazie ai corsi organizzati da ”Start Working” con il patrocinio del Comune di Pontremoli e del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano. Il corso per imparare a capire il linguaggio dei nonni parte giovedì 9 ottobre alle 21 nella Sala Gloria in piazzetta di san Geminiano. A tenere le lezioni il professor Luciano Bertocchi, storico dell’arte, già dirigente scolastico e autore di numerosi saggi sul barocco, che ha lavorato otto anni per pubblicare un vocabolario della lingua dialettale pontremolese: 36mila parole in 544 pagine.

Perché un corso di dialetto pontremolese? "Non è stato facile prendere la decisione perché la questione non è semplice come può apparire – spiega l’esperto –. Però la domanda è elevata e, quindi, era opportuno dare una risposta, soprattutto perché ad insistere sono molti giovani. Le pressioni sono venute soprattutto da uomini e donne dai 20 ai trent’anni. Quando poi siamo usciti con la notizia dell’organizzazione del corso, si sono iscritti anche alcuni ragazzini under 15 e questo sinceramente è eccitante perché vuole dire che la voglia di imparare il dialetto è reale".

Quale pensa sia la causa? "Prima di tutto il ripensamento della scuola e poi la convinzione che parlare il dialetto non comprometta affatto l’immagine, come si pensava fino a poco tempo fa. Poi, gli stimoli di un certo messaggio culturale che si è intensificato negli ultimi anni. Quindi, il desiderio di potere dialogare con i nonni e con i padri per lo meno in maniera adeguata anche se non allo stesso livello, perché, almeno in Lunigiana, una certa fascia di popolazione, specie delle zone periferiche, non ha dimenticato e soprattutto non si vergogna delle proprie origini e quindi ha proseguito nell’usare la propria lingua madre".

Che obiettivi ha questa iniziativa? "Innanzitutto avviare i discenti alla consapevolezza delle diversità fonetiche del dialetto e quindi della presa d’atto di una realtà che resta difficile, ma non impossibile. Poi, provare ad indurli a confrontarsi con la letteratura dialettale, al momento ancora di grande interesse, anche se in via di estinzione, per poterla affrontare con consapevolezza e mezzi idonei. Infine, e non sarebbe davvero male, invitare qualcuno a provare a scrivere in dialetto per rilanciare un messaggio poetico che davvero si sta spegnendo, dopo una lunga stagione di grande interesse anche per la conoscenza del nostro passato".

E se la domanda continuasse a crescere? "Faremo quanto è nelle nostre possibilità, lanciando però un messaggio alle altre realtà lunigianesi: l’impianto dei nostri dialetti è comune, quindi potrebbe valere la pena attuare un’azione corale, magari a più voci per allargare il campo delle conoscenze e della diffusione del dialetto specie presso le generazioni più giovani".

Le lezioni, tutte dalle 21 alle 22.30 il giovedì, sono già fissate per i giorni 9, 16 e 30 ottobre; 6, 13 e 27 novembre. Si prevedono anche due uscite con merenda sul tema dei testi e della fattoria domenica 26 ottobre e domenica 30 novembre dalle 16 alle 18. Info e iscrizioni 393-0954122, 349-0662070, 339-8854992. Natalino Benacci