
A Palazzo Cucchiari l’esposizione di oltre 100 opere di 56 autori provenienti anche da collezioni private. Da Lega a Carrà, da Marini a Capogrossi
C’è grande interesse per ’In gioco. Illusione e divertimento nell’arte italiana 1850-1950’, la mostra promossa dalla Fondazione Giorgio Conti e allestita a Palazzo Cucchiari di Carrara fino a domenica 26 ottobre. Un interesse tale che – in occasione del Festival Con-vivere – ha spinto gli organizzatori a decidere anche per stasera il prolungamento straordinario dell’apertura pomeridiana-serale della mostra fino alle ore 23, come già accade nelle serate di venerdì e di sabato. Da oggi a sabato, quindi, la grande mostra curata da Massimo Bertozzi sarà visitabile la mattina dalle 9,30 alle 12,30 e, dopo la pausa, ininterrottamente dalle 16 fino alle 23, mentre domenica sarà aperta dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 20.
Come già accaduto in passato, una delle eccellenze delle mostre di Palazzo Cucchiari di Carrara, curate da Bertozzi, è legata alla scelta delle opere da porre in mostra. Perché un conto è ottenere temporaneamente in prestito un dipinto o una scultura da un museo, dove questa può essere sempre ammirata; un altro invece è poter contare sull’esposizione di un’opera proveniente da una collezione privata, dove è assai più difficile poterla vedere. In questo secondo caso, i meriti del promotore della mostra temporanea e del curatore sono innegabili ed è per questo che la mostra ’In gioco. Illusione e divertimento nell’arte italiana 1850-1950’ va considerata anche come un vero e proprio ’regalo’ che la Fondazione Giorgio Conti annualmente fa agli amanti della cultura e dell’arte in particolare. Riuscire a portare nella bella sede di Palazzo Cucchiari di Carrara, opere facenti parte di collezioni private che hanno sede magari in zone ben distanti da Carrara, è tra i meriti più alti di chi produce cultura, perché aiuta la conoscenza ed educa al piacere dell’arte.
L’esposizione si articola in quattro diverse sezioni (’Svaghi e ricreazioni del quotidiano’, ’Crescere e imparare: un gioco da ragazzi’, ’Intrattenimenti e spettacoli: l’invenzione del tempo libero’ e ’Sfide, competizione e destino’) e propone in mostra circa 110 opere – tra le quali alcune sculture in bronzo e legno – di un’ottantina di artisti, 56 dei quali mai entrati a Palazzo Cucchiari, che ancora una volta si conferma come uno dei templi delle mostre temporanee dedicate al Novecento. La quantità di opere e di artisti presenti in mostra, fa pendant con la qualità degli autori: tanto per fare qualche riferimento, da non perdere ’Le bambine che fanno le signore’, un olio su tela del 1872 dipinto da Silvestro Lega e che giunge dall’Istituto Matteucci di Viareggio; così come ’La carrozzella’ che Carlo Carrà dipinse nel 1916 e che giunge dal Mart di Rovereto; oppure il ritratto di Cesare Lionello, del 1911, dipinto da Felice Casorati; o ancora ’Il Baraccone da fiera’ di Alberto Capogrossi, prestato dalla presidenza della Repubblica, e ’Gli zingari’ di Massimo Campigli. Infine, di particolare interesse risultano le sculture presenti in mostra tra le quali si segnalano il ’Cantante a spasso’ di Medardo Rosso e la ’Ballerina’ di Giacomo Manzù del 1938, il ’Nuotatore’ di Marino Marini, il ’Lottatore’ di Emilio Greco e il ’Marciatore’ di Francesco Messina.
In definitiva quello confezionato dallo staff di Palazzo Cucchiari, è una sorta di ’parco divertimenti’ raccontato da un corpus di opere che si dipana dai bambini che imitano i grandi dei dipinti di Lega o Gioacchino Toma, e dai ragazzi a volte orgogliosi, a volte delusi dei propri giocattoli in quelli di Fausto Pirandello o di Riccardo Francalancia; dove persistono i giochi tradizionali, come quello del cerchio, ancora vivo nei dipinti di Massimo Campigli dove si insinua il “mondo in miniatura” dei giocattoli raffigurato da Casorati e Corrado Cagli, e poi il mondo arcaico dei “giocolieri” professionisti, della gente del circo e delle maschere del carnevale, immortalato da Mosè Bianchi e Gino Severini, da Capogrossi e Alberto Donghi fino a Primo Conti e Antonio Ligabue. Per finire con l’attualità dello sport e delle sfide alla sorte, con i dinamismi futuristi di Mario Sironi, Gerardo Dottori e Roberto Iras Baldessari, le verità moderne di Carrà, la giocosa plasticità di Medardo Rosso e gli ardimenti fisici di Francesco Messina e di Marini.