
Il giovane studioso ha accompagnato il pubblico in un excursus letterario. Un coro antico e contemporaneo che parla di sè attraverso gli altri .
Il cinema Garibaldi ha fatto da rifugio alla cultura sotto la pioggia, trasformandosi in un porto sicuro per le parole, la musica, le emozioni. Lo spettacolo ’Come è profondo il mare’ di Edoardo Prati era gremito, l’aria vibrava di attesa e tra applausi e silenzi carichi di suggestione, il viaggio che lo studioso propone si è confermato profondo e collettivo. Una pluralità di voci, di esperienze, di punti di vista che prende avvio da Omero e attraversa Baudelaire, Melville, Conrad, Camilleri e altri, divenendo una perfetta incarnazione di quella idea, un coro antico e contemporaneo che parla di naufragi, desideri, di sé attraverso gli altri. La pluralità non è solo quella degli autori citati, è anche quella del pubblico, della lingua, dei toni, lirici, scherzosi, meditativi.
Ed è la pluralità che emerge nei dialoghi che Prati invita a costruire, non di fronte a lui ma con lui, mescolando letteratura e vita. Il giovane studente di lettere classiche di Rimini ha costruito un percorso metateatrale che è contemporaneamente classico e in divenire. "Credo che uno dei valori fondamentali della letteratura sia l’immedesimazione – ha detto Prati – e il luogo dell’immedesimazione è il teatro". Un viaggio nel viaggio dunque, dove attraverso l’esperienza degli altri si comprende la nostra. Lo spostamento al cinema Garibaldi è stato così accolto non come un ripiego, ma come un’opportunità. L’intimità della sala, rispetto alla piazza aperta, ha regalato un senso di complicità maggiore: il buio, il microfono, le luci rivolte sul palco, tutto ha contribuito a un’esperienza raccolta, quasi sacra, fatta di ascolto vero. ’Come è profondo il mare’ si è rivelato come un’unione di esperienze diverse che si fondono, l’antico e il moderno, la letteratura e la vita, il tragico e il comico. È un invito a tuffarsi nei molti ’io’, nei molti ’noi’, nei ’voi’. Uno stimolo a capire che, come il mare, la nostra profondità è plurale e fatta di correnti, di incontri, di rischio, di perdita, ma anche di bellezza che emerge proprio da tutto questo. La pioggia delle parole ha raggiunto tutta la platea e negli occhi degli spettatori si leggeva la meraviglia di un incontro individuale e collettivo insieme. La ventesima edizione di Con-Vivere si è poi conclusa ieri sera con il concerto in Duomo a cura del Circolo amici della lirica Mercuriali e quello di Eugenio Bennato & Taranta Power, due eventi che hanno celebrato la pluralità della kermesse grazie a un viaggio musicale che ha promosso l’incontro di voci e culture diverse.