Trasformare l’area dell’ex Mediterraneo in un giardino, con una struttura ecologica senza uso di cemento. L’ipotesi, accompagnata da una vena polemica nei confronti dell’attuale amministrazione, arriva da Arca (Assieme per la Rigenerazione e la Cura dell’Ambiente) che propone una rigenerazione urbana per l’area di Marina, da anni abbandonata al degrado. La giunta Arrighi aveva più volte ribadito l’importanza di quei circa 5mila metri quadrati in cui al momento è visibile una soletta di cemento delimitata da una recinzione, installata dal Comune nel 2023 per circa 50mila euro. Nel 2022 il Comune aveva acquistato l’area per 1,28 milioni di euro e avviato un processo partecipativo con cittadini, stakeholders, associazioni di categoria e scuole, per decidere la futura destinazione d’uso della zona. Il percorso, terminato a fine 2023, era stato finanziato dalla Regione per circa 18mila euro, con altri 6mila euro del Comune. Dai vari confronti era uscita come vincente l’idea di costruire un luogo di socializzazione, con strutture ‘leggere’ per attività sportive o culturali poco impattanti, e aree verdi intorno. Il Comune avrebbe dovuto poi avviare un concorso di progettazione, basato su quanto emerso. Ma sulla soluzione progettuale, e sull’iter complessivo il gruppo Arca è critico. "Non è un semplice fallimento edilizio – spiega – ma la radiografia di un modello urbano che spaccia per ‘rigenerazione’ un maquillage grigio e opaco. Ed è anche il simbolo di un’amministrazione che, mentre parla di sostenibilità e benessere, cancella il verde e legittima l’inadempienza privata con soldi pubblici".
"Recintare l’area con una struttura opaca e impattante – prosegue il gruppo – è un tentativo di riqualificazione visiva che non risolve nulla: il degrado rimane, nascosto alla vista. Il processo partecipativo ha escluso la possibilità di rimuovere la colata di cemento. L’opzione della decementificazione non è mai stata discussa davvero. Tutte le soluzioni proposte mantenevano il basamento esistente. Eppure proprio dal confronto civico è emersa la necessità di uno spazio pubblico coperto, multifunzionale e sostenibile". Arca critica sul ‘verde pensile’: una soletta di terreno di 30-50 cm, è incompatibile con la crescita di alberi e incapace di ricostituire un ecosistema, con costi di irrigazione e drenaggio che graverebbero sulla collettività. Nessun progetto attivato per la deimpermeabilizzazione dei suoli e la riqualificazione del verde urbano. Due le opzioni sostiene Arca: "continuare a coprire con soldi pubblici un fallimento, oppure demolire il cemento, restituire il giardino e trasformare un errore in opportunità, edificando una struttura con vero materiale ecologico."