ROBERTO OLIGERI
Cronaca

Cinghiali, ora è una strage. Decimo caso di peste suina. Carcassa trovata a Bagnone

È il preoccupante report degli ultimi 72 giorni. Squadre alla ricerca nei boschi. Il Comune ha emesso l’ordinanza con il vademecum su come cacciarli.

La nuova carcassa di cinghiale, poi risultata positiva alla peste suina, è stata rinvenuta in prossimità del paese di Jera, facendo scattare l’allarme dopo i nove episodi già registrati nell’ultimo mese e mezzo

La nuova carcassa di cinghiale, poi risultata positiva alla peste suina, è stata rinvenuta in prossimità del paese di Jera, facendo scattare l’allarme dopo i nove episodi già registrati nell’ultimo mese e mezzo

Qualche giorno fa abbiamo dato notizia del ritrovamento di una carcassa di cinghiale, risultata positiva alla peste suina, rinvenuta in località Crocetta, nella frazione pontremolese di Arzengio. Una scoperta che aveva attivato apposite squadre di ricerca le quali, munite di cani molecolari, avevano setacciato la zona alla ricerca di altre eventuali carcasse di ungulati. Ebbene, il fiuto di questi cani specializzati nel rintracciare le spoglie di selvatici deceduti per svariate cause ha portato le squadre di ricerca nei boschi più fitti e nelle zone più scoscese in maniera capillare e incessante.

Risultato: nell’arco di 48 ore sono state scoperte altre nove carcasse, risultate tutte positive alla peste suina, che sommate a quella rinvenuta il giorno precedente portano a dieci il numero delle carcasse rinvenute in 72 ore. Un vero e proprio "cimitero" di cinghiali. Ma il virus – l’uomo ne è indenne in quanto colpisce solo i suini selvatici e domestici – è penetrato anche nel territorio di Bagnone. Per la prima volta infatti in prossimità del paese di Jera è stato rinvenuto un cinghiale morto, poi risultato positivo alla peste suina africana agli esami di laboratorio.

Di conseguenza è scattata l’ordinanza di sospensione nel comune di Bagnone delle "attività di depopolamento" dei cinghiali in base alle disposizioni del commissario per il contrasto alla Psa. Non saranno infatti più possibili gli abbattimenti da parte delle squadre formate da non più di 15 cacciatori con al seguito un massimo di tre cani "limiere", addestrati a scovare il cinghiale, ma non a inseguirlo. Per limitare il numero degli ungulati nelle zone in cui sono state trovate le carcasse saranno permesse le gabbie di cattura e le trappole "pig-brig" capaci di catturare interi branchi (sono già state posizionate nei territori di Pontremoli, Mulazzo e Filattiera).

In alternativa c’è la "caccia all’aspetto", praticata da cacciatori che formano le squadre di depopolamento che si appostano anche la notte nelle zone di maggior presenza di cinghiali, muniti di carabine con appositi dispositivi per colpirli ed eliminarli anche al buio. I primi a subire i danni dell’espansione incontrollata dei cinghiali sono infatti gli agricoltori della Lunigiana i quali, oltre a sopportare direttamente la distruzione delle produzioni non potranno acquistare i maialetti da ingrasso a causa del rischio di contagio causato dai cinghiali selvatici che influenzano il settore.

Roberto Oligeri