MASSIMO STEFANINI
Cronaca

In prima linea a Gaza. Alessandro Mrakic guida il progetto dell’Onu

Nato e cresciuto a Porcari da molti anni è capo ufficio alle Nazioni Unite. Il sindaco Fornaciari si è collegato con lui per avere un quadro della situazione.

Alessandro Mrakic, è nato nel paese famoso per la Torretta, cresciuto accanto al lago dell’ex Fornace. Un incarico molto delicato, che gli è stato affidato dopo il 7 ottobre, quando è partito tutto

Alessandro Mrakic, è nato nel paese famoso per la Torretta, cresciuto accanto al lago dell’ex Fornace. Un incarico molto delicato, che gli è stato affidato dopo il 7 ottobre, quando è partito tutto

Un porcarese all’Onu. Capo ufficio Nazioni Unite del programma di sviluppo per Gaza, nell’ambito della missione nella Striscia. Si chiama Alessandro Mrakic, è nato nel paese famoso per la Torretta, cresciuto accanto al lago dell’ex Fornace. Un incarico molto delicato, che gli è stato affidato dopo il 7 ottobre, quando è partito tutto. L’Onu si muove tutte le volte che ci sono popolazioni in sofferenza, in situazioni di guerra, per portare la pace. Il sindaco, Leonardo Fornaciari, si è collegato con lui dal Municipio, con l’ausilio della tecnologia: "Avere Porcari vicino è fondamentale, conoscere dove ho imparato i valori che mi hanno portato qua, acquisiti a Porcari, dove mi sono formato come ragazzo e come uomo. Tanti compaesani mi mandano messaggi, mi sono vicini, spero di ritornare presto. Ho lavorato con alla Croce Vede, attivato la Protezione Civile".

"Sono a capo di un team di cento persone, palestinesi di Gaza e lavoriamo con Unicef, educazione, coordinamento umanitario. Ci occupiamo di servizi pubblici e sociali, creare opportunità di lavoro, collaboriamo con le ONG a livello locale. Cerchiamo di tenere in piedi la giustizia, in caso di conflitto serve una mediazione. Fare tutto questo mentre cadono le bombe è difficile. Stiamo portando l’acqua, riattivare servizi emergenza sanitaria, il sistema idrico. L’esercito israeliano sta entrando, io sono a sud di Gaza. Il sistema sanitario è crollato, come tutti gli altri, banalmente anche la raccolta rifiuti, siamo noi a dare sostengo, anche per prevenire malattie, con poca acqua, prevenzione di virus e batteri. Ora c’è un 30% di capacità. Gaza city aveva due nosocomi, ma lavorano uno al 20%, l’altro cerchiamo di farlo ripartire, ma le condizioni sono davvero difficili.

"Con i bombardamenti l’accesso è elevato, ma a livello igienico non ci siamo. La situazione è drammatica. Da video e tv non si ha la percezione reale. Dal vivo è molto peggio. Per quattro mesi non è entrato cibo. Ora sta arrivando, ma recuperare è arduo. Anche adesso carne e uova non entrano, le derrate si limitano a farine, biscotti e poco altro. Una vera carestia. Poi c’è la questione detriti delle abitazioni cadute. Pianificare il futuro è difficile. Due popoli due Stati in pace e sicurezza? E’ difficile in un momento di scontro. Bisogna che la comunità internazionale lavori ad un processo di pace, che è sempre possibile. E’ necessario crederci. I palestinesi vogliono rimanere, ricostruire e ripartire. E vogliono farlo per i giovani".

Massimo Stefanini