
L’intervento dei carabinieri (foto d’archivio)
Il braccialetto elettronico continuava a suonare ma il segnale era coperto dalla musica a alto volume irradiata dallo stereo del parrucchiere dove l’uomo si stava facendo tagliare i capelli. A quel suono, non sentito, ha fatto seguito l’ingresso nel salone dei carabinieri che hanno arrestato il trentasettenne per aver violato il divieto di avvicinamento alla sua compagna. In effetti il braccialetto elettronico applicato al tunisino dopo la denuncia di maltrattamenti presentata dalla donna ha funzionato ed ha messo in allarme i carabinieri prontamente intervenuti per procedere all’arresto per la violazione del divieto di avvicinamento. Ma nella direttissima che si è tenuta in Tribunale a Spezia la versione fornita dall’arrestato e dai suoi legali Riccardo Balatri e Pasquale Iodice entrambi del foro spezzino è stata ben differente. Seppur vero che l’avvicinamento, a meno di cinquecento metri dalla donna c’è stato, in realtà parrebbe essere dovuto al movimento della signora verso l’ex compagno e non viceversa. Quindi mentre il trentenne era seduto sulla poltrona del barbiere per aggiustarsi la capigliatura la donna stava entrando in un bar a poca distanza. Il dispositivo di sicurezza che aveva nella borsa ha intercettato le onde di quello portato alla caviglia dall’uomo e il segnale sonoro si è immediatamente attivato allertando la centrale dei carabinieri. L’uomo avrebbe dovuto a quel punto contattare i carabinieri e spiegare la situazione ma, sempre a quanto riferito in aula al giudice Mario De Bellis e al pubblico ministero onorario Alessandro Casseri durante la direttissima per la convalida dell’arresto, il segnale non si è assolutamente sentito. Probabilmente a causa del volume alto della musica che lo ha nascosto. In aula si è presentato come testimone anche un amico che ha confermato di non essersi accorto del segnale emesso dal braccialetto. Il giudice De Bellis quindi non ha applicato nessuna ulteriore misura cautelare rinviando il processo a martedì 16 settembre quando in aula comparirà come testimone il parrucchiere titolare del salone che dovrà confermare se realmente il suono del braccialetto fosse nascosto dal volume della musica e la versione fornita dal cliente al momento dell’arresto.
Massimo Merluzzi