ANGELA LOMBARDO
Cronaca

"Studiare la natura è un dovere". Giorgio Volpi svela i ’segreti’ di molluschi e batteri... magici

Il ricercatore e scrittore sarà Sarzana sabato 30 agosto per parlare delle invisibili abilità presenti nell’ambiente .

Il ricercatore e scrittore sarà Sarzana sabato 30 agosto per parlare delle invisibili abilità presenti nell’ambiente .

Il ricercatore e scrittore sarà Sarzana sabato 30 agosto per parlare delle invisibili abilità presenti nell’ambiente .

Elysia Clarki è un mollusco di mare con un superpotere. È un organismo cleptoplastico, cioè ruba gli organuli che svolgono la fotosintesi nelle cellule vegetali, i cloroplasti, presenti nelle alghe di cui si nutre. Il suo superpotere sta nel fatto che, una volta ingeriti, i cloroplasti non li degrada ma li mantiene efficienti per alcuni mesi. Diventa così capace di fotosintesi e muta temporaneamente da organismo eterotrofo, cioè che si nutre di altri viventi, in organismo autotrofo che impiega l’energia della luce solare per sintetizzare zuccheri a partire da acqua e anidride carbonica.

Elysia clarki non è sola ad avere un superpotere. A farle compagnia ci sono batteri che generano particelle magnetiche, altri che producono pepite d’oro a partire da suoi composti, funghi che fanno sostanze luminescenti, molluschi capaci di creare colle resistentissime. Un lungo e sorprendente elenco di casi che dimostrano come la natura sia in grado di anticipare le scoperte tecnologiche dell’uomo. A spiegarlo, nel saggio ’La natura lo fa meglio e prima’ (Aboca 2024) è Giorgio Volpi, laureato in Chimica e in Scienze naturali, ricercatore e scrittore. Convinto sostenitore della necessità di far dialogare grande pubblico e mondo scientifico, Volpi non perde occasione di divulgare studi e ricerche sui viventi. Lo farà anche a Sarzana, sabato 30, ospite del Festival della Mente, con un intervento dal titolo "Le invisibili abilità della natura".

La lumaca Elysia clarki lascia immaginare che, imitandola, si possa trovare una soluzione alla fame nel mondo. È azzardato? "Si tratta di un processo di simbiosi molto complesso, risultato di milioni di anni di adattamenti, impossibile da replicare. Può però ispirare un modo in cui l’uomo potrà un giorno convertire l’energia solare. È inoltre un ottimo esempio per far capire come in natura non ci sia una separazione così netta tra organismi eterotrofi e autotrofi e, soprattutto, dimostra quanto sia diffusa e utile la simbiosi, la tendenza a sfruttarsi reciprocamente. Perché quando funziona bene è un processo che dà beneficio e arricchisce. Concetto che noi umani, spinti dal bisogno di imporci sull’ambiente, non riusciamo ad accettare".

Ecco, ma perché? "Perché siamo una specie troppo giovane. La lumaca, o altri esempi di cui parlerò a Sarzana, funzionano bene perché hanno milioni di anni. Noi siamo sul pianeta da 200mila anni, la nostra storia ne ha ottomila, siamo dei ragazzini in confronto alla natura che ragiona in termini di milioni di anni. Da questo punto di vista, anzi, siamo l’unica specie che ha determinato i cambiamenti più veloci nella storia della biologia. Ancora più veloce è il cambiamento tecnologico, sociale e culturale. Per me l’uomo è stato velocissimo e bravissimo".

Anche a distruggere interi habitat e a cambiare il clima globale in meno di due secoli? "Vero. Gli esseri che prima di noi hanno fatto qualcosa di analogo hanno impiegato milioni di anni. I drammi che stiamo causando hanno una velocità allarmante e, in alcuni casi, siamo anche già oltre il limite. Perché basta estinguere una sola specie per arrecare un danno irreversibile e noi stiamo procedendo a ritmo serrato. Però sono ottimista. Perché dal punto di vista della ricerca, dei progetti, dei finanziamenti, ritengo che siamo molto avanti. C’è moltissima gente che si dedica a studi e ricerche con risultati incredibili. Purtroppo il grande pubblico non ne viene a conoscenza perché in Italia scarseggia la divulgazione. Ma ci stiamo rendendo conto dei problemi, sta collettivamente crescendo una coscienza che vuole risolverli e penso ci riusciremo entro le prossime due generazioni".

Torniamo alle straordinarie abilità della natura. Le più promettenti? "La natura è grande maestra anche sulla chimica inorganica: metalli, leghe, minerali, sostanze magnetiche. Per esempio, quando parliamo di nanotecnologie, nanostrutture, nanoparticelle di metalli, parliamo di qualcosa di estremamente all’avanguardia, molto difficile da realizzare in laboratorio, complicatissimo da riprodurre in industria. Be’, la natura queste strutture le fa benissimo. Nanoparticelle, nanocavi, nanofilm sono prodotti da batteri, alcuni molluschi, alcune piante. Per dare un’idea, solo i batteri riescono a lavorare sessanta diversi minerali, un numero da sogno per la nostra industria. E ci sono piante in grado di formare nanoparticelle di praticamente tutti i metalli della tavola periodica. Quindi oro, palladio, uranio, cobalto, nickel, vanadio, cioè metalli anche molto strani, come i cosiddetti metalli strategici di cui si parla in Ucraina e su cui Donald Trump ha puntato gli occhi. Insomma, studiare la natura e apprendere le sue strategie è per noi una responsabilità e un dovere per realizzare un futuro migliore".