ANGELA LOMBARDO
Cronaca

Se il corpo è invisibile: "Necessario riportarlo al centro dell’ascolto"

Lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi protagonista domenica "In questi tempi è oggetto di mille attenzioni ma di ben poca cura. Così si rischia di perdere il valore di idee, affetti e vita mentale".

Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, sarà al Festival della Mente con la conferenza ’Il corpo invisibile’

Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, sarà al Festival della Mente con la conferenza ’Il corpo invisibile’

Esaltato nella sua immagine, falsificato nel mondo virtuale, frammentato in organi e funzioni nella pratica medica, strumentalizzato dalla politica. Oggi il corpo vive una profonda contraddizione tra un eccesso di esposizione e una sostanziale invisibilità come soggetto vivente, sconosciuto all’ascolto. Manca l’attenzione alla sua vulnerabilità, al suo valore umano e relazionale. È necessario ritrovarlo. E per farlo bisogna raccontarlo nella sua integrità, in un tutt’uno con la psiche. Ne è convinto il professor Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, che domenica sarà al Festival della Mente con la conferenza ’Il corpo invisibile’, appunto.

Viviamo un tempo dominato da prestazione, immagine, tecnologia. Come si fa a riportare il corpo al centro dell’ascolto? "Oggi il corpo è molto esposto, decorato, ritoccato e controllato. Eppure a me sembra disabitato e solo. Oggetto di mille attenzioni, ma di poca cura. La sua visibilità rischia di farci perdere il senso e il valore di ciò che è invisibile: idee, affetti, vita mentale. Riportarlo al centro dell’ascolto significa non usarlo solo come strumento di prestazione o vetrina dell’Io e tornare a sentirlo, pensarlo e viverlo come luogo dell’esperienza psichica e relazionale. Ascoltare il corpo vuol dire riconoscerne la memoria, la vulnerabilità, la bellezza non conforme".

Come conciliare la scomposizione praticata dalla medicina con una visione unitaria della persona? "È un tema fondamentale per chi oggi fa il medico. La parcellizzazione del corpo è una conseguenza inevitabile della super-specializzazione medica, a sua volta figlia dei progressi tecnologici. Accogliamo con entusiasmo il dono delle tecnologie, ma non dimentichiamo che la relazione è un ingrediente fondamentale della cura. Uno smartwatch misura perfettamente la frequenza cardiaca, ma quando il medico appoggia le dita sul polso del paziente compie un gesto fondamentale. Senza relazione non c’è fiducia e dunque non c’è cura. Non rimpiango la medicina pre-tecnologica e pre-IA, ma mi dispiace quando la medicina cura la malattia e dimentica il malato".

Anche le istituzioni e la politica piegano i corpi ai propri scopi? Come? "Per esempio, quando la politica sposa idee no-vax piega la salute dei corpi a scopi propagandistici. In generale, dal concepimento al fine vita, il corpo è al centro della politica e del diritto. È giusto che ciascuno guardi al corpo secondo i suoi valori e le sue tradizioni. Ma la legge deve rispettare il diritto all’autodeterminazione e sposare principi laici e scientifici. Le battaglie di Beppino Englaro e di Laura Santi sono state dolorosamente istruttive".

Nel mondo virtuale il corpo svanisce per ricomparire in immagini false e stereotipate. Con quali effetti, soprattutto sui giovani? "Non faccio crociate contro la vita digitale, ma è evidente che il passaggio dal mondo analogico al mondo digitale ha implicato una ‘mutazione antropologica’. Spesso i ragazzi oggi scoprono la sessualità sullo schermo prima che nell’esperienza o nelle fantasie. È necessario, anche se faticoso, sforzarsi di capire quando la realtà virtuale è una forma di vita in più e quando è una fuga dal corpo, una sospensione della vitalità, una dipendenza dallo sguardo altrui. Continuare a cogliere la differenza tra un corpo ritoccato o standardizzato e un corpo reale, tra una relazione virtuale e una relazione ’toccante’".

La sovraesposizione tocca anche i corpi delle vittime di guerre e violenze. Come fare perché la rappresentazione mediatica della sofferenza diventi occasione di empatia e responsabilità etica e non consumo voyeuristico? "È la domanda più difficile. Oggi i corpi sono sottoposti a una torsione complessa: da una parte svaniscono nella virtualità, dall’altra ci assillano narcisisticamente. Intanto la realtà continua a ricordarci che i corpi sono ‘veri’. Respinti lungo le coste annegano, bombardati esplodono, deportati dai loro territori perdono identità e legami, accoltellati nei femminicidi perdono sangue e vita. Notizie che conosciamo bene, ma che apprendiamo scrollando i nostri smartphone, in una macedonia d’informazioni dove tutto è uguale a tutto. Serializzata e decontestualizzata, l’intensità del corpo vivente o morente perde la sua verità. Il filosofo Merleau-Ponty diceva che il corpo è ’il nostro mezzo per avere un mondo’: lo sappiamo ancora? Affidiamoci alle parole della poetessa Szymborska: ’Nulla è cambiato, tranne forse i modi, le cerimonie, le danze. Il gesto delle mani che proteggono il capo è rimasto però lo stesso … il corpo c’è, e c’è, e c’è’".