
La Fonderia Boccacci ha ottenuto da un’azienda piemontese un importante risarcimento al termine della lite giudiziaria sui lavori di ammodernamento
L’ambizioso piano di automazione e ammodernamento dell’impianto produttivo rimase al palo a causa di vizi e difetti di progettazione, costruzione e installazione dei nuovi software. Una situazione di difficoltà tale da costringere la società a limitare l’attività del sito industriale, con cospicue perdite produttive. Un danno di non poco conto, quello con cui ha dovuto fare i conti la Fonderia Boccacci, che nei giorni scorsi è stato riconosciuto dal Tribunale civile della Spezia. Il giudice Gabriele Giovanni Gaggioli ha infatti condannato un’azienda piemontese – cui erano stati commissionati una serie di interventi per ammodernare il sito a ridosso del fiume Vara – a pagare alla Boccacci 120.933,46 euro a titolo di riduzione del prezzo stabilito per la prestazione, e altri 545.941,47 euro per il risarcimento dei danni. Il giudice, accogliendo l’istanza di manleva presentata dall’azienda piemontese, ha condannato una compagnia di assicurazione a farsi carico dei ristori. La vicenda affonda le sue radici nel 2017, quando la Boccacci – operante dal 1969 nel settore della fonderia in ghisa di seconda fusione, con produzione rivolta ai comparti dell’energia, della macchina utensile, della siderurgia e dei trasporti – decide di potenziare l’impianto, affidando alla ditta piemontese la fornitura e l’installazione di impianti automatizzati, sistemi informatici integrati e software di gestione industriale, destinati a supportare la transizione digitale della produzione. Nel dettaglio, si trattava di cinque ordini, per il revamping del sistema di formatura staffe, l’implementazione di un sistema automatizzato per la movimentazione delle anime prodotte nella linea animisteria, la realizzazione di una baia e di un ascensore industriale automatizzato, e per la fornitura di due inverter da installare sulla rulliera dell’impianto di formatura.
Impegni per i quali l’azienda piemontese si sarebbe resa inadempiente, tanto che il management della Fonderia Boccacci, dopo aver tentato inutilmente di arrivare a un accordo bonario, ha deciso di bussare alle porte del tribunale, affidandosi alle legali Claudia Giannarelli e Giorgia Chimenz e proponendo un ricorso per accertamento tecnico preventivo, lamentando non solo il mancato completamento delle forniture hardware, ma anche la consegna di componenti difettosi o mal funzionanti, e la presenza di anomalie nei sistemi installati, tali da rendere inutilizzabili gli impianti durante i turni produttivi. Si arriva così alla primavera del 2021, quando il perito incaricato dal tribunale deposita la consulenza tecnica d’ufficio, individuando precise responsabilità in capo all’azienda piemontese e quantificando i danni subiti dalla Fonderia Boccacci. Perizia contestata totalmente dalla controparte. Risultato? L’avvio del procedimento concluso proprio in questi giorni, con il giudice che ha sposato in larga parte le tesi del consulente tecnico d’ufficio, ribadendo le "plurime e gravi disfunzioni operative relative agli impianti oggetto del giudizio: tali disfunzioni sono risultate non episodiche, ma frequenti e a carattere sistemico, al punto da compromettere in modo significativo la regolarità della produzione", e sottolineando che "è stato accertato che le forniture effettuate dalla società, sebbene materialmente corrispondenti ai quantitativi pattuiti, presentano caratteri di inadeguatezza funzionale tali da compromettere l’efficienza e l’affidabilità degli impianti". Da qui la sentenza con cui l’azienda piemontese viene condannata non solo al risarcimento del danno ma anche al pagamento di una somma titolo di riduzione del prezzo, oltre alle spese legali.
Matteo Marcello