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Cronaca

La perla ligure del mare libero: non si paga un euro. “Turisti? Vogliamo restare autentici”

Cinque Terre, niente noleggio di ombrelloni o biglietti per fare il bagno a Riomaggiore. Parla la sindaca Fabrizia Pecunia: “Un dovere lasciare il mare gratuito. Chi sceglie di venire qui già affronta altre spese”

La perla ligure del mare libero: non si paga un euro. “Turisti? Vogliamo restare autentici”

Riomaggiore (La Spezia), 25 agosto 2025 – Nel Comune di Riomaggiore alle Cinque Terre, non si spende neanche un euro per il tanto agognato bagno e posare il proprio asciugamano. Un’oasi nell’Italia delle concessioni balneari a tappeto (la legge regionale del 2008 impone un minimo del 40% fra spiagge libere e libere attrezzate, ndr). In un’estate caratterizzata dalle proteste innescate anche dal caro-ombrellone.

Le lunghe distese di sabbia fine della Versilia o della Romagna qui non esistono: la linea di costa è fatta di scogliere, scivoli di roccia, distese di sassi e ciottoli. Insomma, comodità bandita e di certo non l’ideale per allestire uno stabilimento.

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Ma proprio nella in Liguria l’ingegno a servizio del turismo balneare ha abituato a vedere realizzate soluzioni che sembrano andare contro la legge della fisica, ed ecco che gli stabilimenti fioriscono su scogliere e simili anche con l’ausilio di attrezzature amovibili.

Eppure, si riesca a piegare anche le linee di costa più indomabili, a Riomaggiore e Manarola – le due delle Cinque Terre nel Comune di cui è sindaca Fabrizia Pecunia - , il no alla privatizzazione è un mantra.

pecunia
Uno scorcio della via dell'Amore a Riomaggiore e, a fianco, la sindaca Pecunia

“Premesso che non sarebbe comunque facile – esordisce – dato che la nostra spiaggia è appena stata sconvolta da una mareggiata e servirebbero anche nell’eventualità di alcuni interventi le autorizzazioni della Soprintendenza, ci teniamo all’autenticità del nostro territorio. Si va in spiaggia come un residente: se c’è onda, non riesci a fare il bagno, sai che per entrare in acqua dovrai far attenzione. Insomma, il rapporto con la natura è di incontro-scontro e chi arriva lo vive in modo autentico. Inoltre, si devono far i conti con un territorio complicato: per far un esempio, abbiamo installato una doccia nella spiaggia della Fossola, che prima era alimentata con il canale del Canneto, e l’abbiamo collegata con l’impianto pubblico: quando entrava in funzione, lasciava senza acqua le case soprastanti e oggi dovremmo mettere a budget un nuovo impianto per farla funzionare”.

Ma, a fronte di altre località delle famose Cinque Terre in cui la privatizzazione non rispetta la legge regionale, influisce sull’orientamento anche il caro-ombrellone? “Premesso – continua Pecunia – che lasciar accesso e spazi gratuiti è anche un dovere e che vogliamo mantenere il nostro mare autentico, credo che il tema sia più sentito per i residenti in città e in provincia che non hanno mare balneabile e già devono affrontare altre spese, come quelle di trasporto per venire qui. I turisti, perlopiù, mettono già in budget i servizi degli stabilimenti, mentre per i locali credo si debba aprire una riflessione”.