
L’installazione di Virgilio Rospigliosi
È legittimo distruggere un’opera d’arte quando è l’artista stesso a invitare alla distruzione? È il dilemma etico insolito, che l’installazione di Virgilio Rospigliosi pone allo spettatore. Inaugura oggi alle 19 l’esposizione dell’artista spezzino ‘Pittura Morta: Tentazione-Azione-Senso di colpa’ – a cura di Guido Ferrari – e sarà presente, fino al 31 agosto, nello spazio Fourteenartellaro di piazza Figoli a Tellaro. "L’opera si compone di un dipinto finemente eseguito raffigurante un cavallo bianco mutilato – spiega Ferrari – e un martello posato a terra, a disposizione del pubblico. Il dipinto, collocato in alto e difficile da raggiungere, rappresenta l’ideale estetico e razionale, mentre il martello simbolizza l’impulso distruttivo e irrazionale".
Lo spettatore può scegliere se impugnare il martello e colpire il dipinto, compiendo un gesto irreversibile, o rinunciare all’azione, vivendo ugualmente un’esperienza intensa. "L’opera d’arte non si identifica né con il martello né con il dipinto – aggiunge Rospigliosi –. È nell’atto, o nella rinuncia all’atto, che si manifesta la vera sostanza dell’opera. In questo senso, essa si configura come ‘arte comportamentale’, ovvero come provocazione esistenziale rivolta al soggetto osservante. L’intenzione non è proporre un oggetto estetico, ma una situazione-limite che chiede una risposta. E nel farlo, interroga le fondamenta stesse del nostro rapporto con l’arte, con la responsabilità individuale, con il potere e il rischio del libero arbitrio. Questa scelta, azione o inazione, attiva l’opera stessa, che si configura come un’arte comportamentale, provocazione esistenziale e riflessione sul rapporto tra libertà individuale, responsabilità e valore dell’arte".
Marco Magi