
L’artista pisano Francesco Barbieri con il manifesto del Teatro Verdi di Pisa
Un manifesto che è anche un quadro, un’opera d’arte che parla al pubblico con linguaggio diretto e al tempo stesso simbolico. È il lavoro dell’artista pisano Francesco Barbieri, ora esposto all’interno del Teatro Verdi di Pisa. Nessuno in famiglia si era mai interessato all’arte. Eppure, in età adulta, Barbieri scopre una passione che gli cambia la vita. "È successo da sé", racconta l’artista (nella foto di Giampaolo Antoni). Barbieri comincia infatti a dipingere da autodidatta e, raggiunto un livello che lo soddisfa, inizia a collaborare con alcune gallerie – come "La Linea" di Montalcino – fino a ottenere grandi risultati. "Esporre al Teatro Verdi mi rende particolarmente orgoglioso: è un luogo magico e sono fiero che una mia tela possa avere un posto al suo interno". E l’opera sintetizza perfettamente il suo stile. Si tratta di un lavoro a metà tra manifesto e quadro, costruito su tre elementi: immagine, scritta e spazio vuoto, pensati per funzionare sia appesi a una parete sia su una locandina. L’idea nasce da una fotografia del teatro, poi rielaborata per esaltarne la forza architettonica. "Ho rappresentato l’essenza dell’esperienza teatrale – spiega l’artista –. La struttura sembra una curva che abbraccia il palco, trasmette energia e movimento. L’intento è quello di restituire almeno in parte ciò che si vive durante un’esperienza a teatro, e in particolare al Verdi".
Il colore dominante è il rosso, simbolo di forza e calore. Il linguaggio visivo, invece, richiama la pop art: immediato, fresco, mai banale. Le linee verticali, le forme geometriche e la decostruzione dell’immagine evitano ogni approccio descrittivo. Gru e cavi – elementi ricorrenti nei paesaggi urbani dell’artista – trasformano il teatro in un cantiere simbolico, aperto alla città e al presente. Il font scelto però è retrò, invecchiato pittoricamente per evocare la tradizione teatrale, mentre lo spazio bianco in basso bilancia la composizione e accoglie le informazioni pratiche. Per Barbieri, infatti, l’arte deve farsi interprete del proprio tempo. "La metropoli, con le sue zone marginali e le ‘terre di nessuno’ – conclude l’artista – è l’esperienza contemporanea per eccellenza, piena di contrasti e storie invisibili". Ed è anche per questo che nei suoi lavori, come anche nella tela a teatro, evita le figure umane, lasciando spazio all’evocazione più che alla descrizione. Tra le esperienze più importanti che hanno segnato il suo stile e i suoi gusti, sicuramente le residenze d’artista in Cina e Marocco. Ora però l’artista guarda al futuro, rivelando il desiderio preciso di lavorare su tele monumentali, sfide complesse, che possono diventare le vette di una carriera artistica.
Maria Cristina Capaccioli