ALMA MARTINA POGGI
Cronaca

Il ’boschetto’ dello spaccio: "L’abisso per i nostri figli. Inghiottiti fin da ragazzini"

Il nostro viaggio nell’ex raffineria dove regnano degrado e consumo di droghe. Un gruppo di genitori: "Dramma silenzioso da più di 10 anni. Si intervenga".

Il nostro viaggio nell’ex raffineria dove regnano degrado e consumo di droghe. Un gruppo di genitori: "Dramma silenzioso da più di 10 anni. Si intervenga".

Il nostro viaggio nell’ex raffineria dove regnano degrado e consumo di droghe. Un gruppo di genitori: "Dramma silenzioso da più di 10 anni. Si intervenga".

di Alma Martina Poggi

"Sessantacinque ettari di infinito, più di sessanta campi da calcio di superficie, infestati dallo spaccio e da una Babele di persone in arrivo da tutta Italia per trovare roba buona, di qualsiasi tipo e a poco prezzo". Così scrive Micaela Palmieri, giornalista professionista, al primo capitolo di quello che, da inchiesta sulla più grande zona di spaccio a cielo aperto d’Italia, è divenuto poi il suo secondo libro. Ma esattamente così, oggi, stando alle numerose testimonianze che abbiamo raccolto sul posto, potremmo scrivere anche noi. Non ci troviamo "a poche fermate di metropolitana dai grattacieli di Milano", ma a una manciata di minuti dal centro commerciale Le Terrazze di via Fontevivo alla Spezia. E il ‘boschetto’ – vien da sé – non è quello, tristemente noto, di Rogoredo. Bensì, quello che sorge nei quasi sessantacinque ettari della dismessa area Ip. A segnalarci quello che da troppo tempo sembra essere diventato un luogo di degrado e perdizione sono proprio due madri appartenenti a un gruppo di genitori con figli dal trascorso di tossicodipendenza e che i gironi di quell’inferno li conoscono tutti. Per loro richiesta e tutela le chiameremo Anna e Lucia, due nomi di fantasia. "Il nostro – spiega Anna – è un gruppo di madri e di padri che si sono uniti nella disperata esigenza di salvare i propri figli e poi anche quelli degli altri. Saranno ormai dieci anni - le fa eco Lucia - o anche di più, che qui a due passi dalla città, si vive questo muto e lacerante dramma. Noi che, direttamente o indirettamente, tocchiamo con mano la gravità di questa situazione chiediamo alle istituzioni un intervento risolutivo. Spesso – prosegue Lucia - ci capita di essere chiamati a occuparci di giovani che frequentano quest’area e che ne portano i segni. Ultimo in ordine di tempo è stato un nostro intervento in soccorso di una ragazza di 26 anni che abbiamo aiutato ad allontanarsi da qui e da quanti, al riparo della folta vegetazione, bivaccano e spacciano". A guardia di quella selva, il cui ingresso è già messaggio di una realtà sovvertita (la recinzione è sfondata e il divieto di sosta affisso è esautorato da graffiti) si staglia, lugubre, uno scheletrone. Con le sue mura sgretolate e le numerose finestre vuote che sembrano urlare tutto l’abbandono e l’ incuria, si tratta della fatiscente struttura sede un tempo dei laboratori chimici dell’ ex raffineria. Un complesso che pare tristemente noto anche a chi si trova a dovervi transitare per lavoro e non solo. "Sono anni che qui dentro vivono e stabilmente spacciano – interviene un uomo di mezza età che, seduto sul suo scooter, è in attesa che la moglie esca dall’ufficio – io vedo sempre uscire da lì gente non raccomandabile e non è un caso che quando posso vengo ad attenderla all’ uscita dal lavoro". Un viavai alla luce del sole dunque, oggetto anche di segnalazioni. E’ la donna stessa infatti che, raggiunto il marito, ci informa che dagli uffici dell’Arpal sono scattate in merito "non so quante segnalazioni alle forze dell’ordine". Anche perché, questo luogo oggi sembra essere diventato meta non solo di adulti ma di giovanissimi. Dicono di averli visti lanciare pietre contro le macchine ferme, parcheggiate nel piazzale sottostante. Sostengono di averli osservati mentre uscivano dal boschetto con in mano spranghe di ferro. E giurano, infine, di averli visti seduti, gambe penzoloni, sul tetto del grande edificio abbandonato. Hanno 15, 16, ma anche 13 anni. Forse addirittura 12. "Dal locale tecnico della nostra azienda – dice Pierpaolo Stretti, ingegnere della Sinergo Service - si può vedere quasi tutta l’area verde in cui è presente una baracca di fortuna e degrado ovunque. Tuttavia la cosa più grave è che nel pomeriggio vi entrano molti ragazzini. Personalmente ne ho visti di 12, massimo 13 anni; e se fosse che questi vanno lì davvero per giocare potrebbe non essere così per gli adolescenti di 15, 16 o 20 anni che vi si avventurano regolarmente". Una situazione che allarma i lavoratori ma anche i dirigenti. "Come Associazione ci preoccupano le frequentazioni poco raccomandabili nell’area retrostante il parcheggio e gli uffici direzionali - dichiara Nicola Carozza, vicedirettore Confartigianato - Presso i nostri uffici si svolgono riunioni e corsi di formazione e soprattutto la sera si rischia di fare qualche brutto incontro nel parcheggio. Abbiamo informato della situazione il comandante della Polizia municipale Francesco Bertoneri suggerendo approfondimenti e controlli. Ritengo sia necessario – conclude Carozza - un intervento urgente dell’ amministrazione per costringere la proprietà a mettere in sicurezza l’area".