
Alessio Novelli, neurologo dell’ospedale Sant’Andrea di Spezia, spiega il funzionamento del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze, che nella Asl 5 è organizzato come una struttura diffusa sul territorio
La Spezia, 3 settembre 2025 – Un’emergenza, causata anche dall’alta età media di chi vive in Liguria e nello Spezzino. Sono circa 40.000 i soggetti in Liguria con decadimento cognitivo, secondo le stime dell’Istituto superiore della Sanità; circa il 55-60% di questi è affetto da malattia di Alzheimer, il 5% dei soggetti over 65 presenta deficit cognitivi. A citare queste cifre è il neurologo Alessio Novelli, in forza alla Asl 5, che ogni giorno è in prima linea per far fronte a questa non facile situazione. “Il problema dei numeri esiste, proprio in relazione all’anzianità della popolazione, essendo patologie correlate all’invecchiamento. L’emergenza, quindi, si misura nell’aumento dei pazienti che ne sono affetti e nella necessità di strutture per seguirli e curarli. Il maggior fattore di rischio è l’età, ma con la prevenzione si può fare molto. Resta la necessità di più strutture sanitarie e medici”.
Ci spieghi quali sono i principali disturbi cognitivi che colpiscono la popolazione.
“Si tratta di una grande famiglia di malattie diverse, che hanno in comune il fatto di colpire le funzioni cognitive, ma origine e decorso diversi. La distinzione fondamentale è fra demenze neurodegenerative – la più importante delle quali è l’Alzheimer – e non degenerative, come le demenze vascolari; le prime colpiscono i neuroni: questi vanno incontro a degenerazione e muoiono; le altre, hanno concause diverse, come ictus e disturbi ai vasi sanguigni, che determinano un danno conseguente ai neuroni. La forma più comune di demenza è l’Alzheimer, che interessa il 50% dei pazienti, ma ci sono anche le quelle fronto-temporali e quella a corpi di Lewy”.
Come affrontarle?
“Intanto, c’è il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze, l’unità operativa che si occupa di prendere in carico i pazienti che coinvolge globalmente sette medici, tre psicologi, oltre a infermieri, logopedisti e altre figure. Sono fondamentali nel supporto anche le associazioni a supporto della Asl, soprattutto per quanto riguarda la stimolazione cognitiva e la socialità. Si lavora a doppio filo, in collaborazione”.
Possiamo parlare di nuovo paradigma?
“Bisogna cambiare quello secondo il quale l’anziano, la persona non più lucida deve esser nascosta. Niente di più sbagliato: ci sono possibilità di terapia e di miglioramento e aumenteranno in futuro. Sono, infatti, alle porte novità terapeutiche per pazienti con Alzheimer, in particolare riguardo gli anticorpi che combattono l’amiloide: la sostanza che si accumula in maniera patologica nella malattia e ne è una delle cause. Per spiegarla con un esempio facile da comprendere, come se avessi un pavimento pieno di grumi di polvere e li togliessi con un’aspirapolvere, facendolo tornare pulito”.
Si può agire sulla prevenzione?
“Non possiamo far niente contro età e familiarità, ma possiamo lavorare sugli altri fattori di rischio: alimentazione sana per limitare il colesterolo, no a fumo e alcol, sì all’attività fisica; è poi fondamentale la riserva cognitiva: quanto più un cervello viene stimolato e informazioni ha, tanto più resiste al danno, come un muscolo. Insomma, è importante leggere e studiare anche a 50 anni”.
C’è, poi, il tema dei caregiver, su cui ricade la gestione dei pazienti.
“Sì. Il primo punto fondamentale è che devono esser formati e sapere cosa fare e come comportarsi con il malato, in modo da farlo star meglio. La seconda è la necessità di un supporto psicologico per evitare al caregiver le malattie: assistere per tempi medio-lunghi, soprattutto se un familiare e quindi con coinvolgimento maggiore, può sviluppare stress, depressione e ansia se non c’è un supporto adeguato. Per loro sono previsti incontri con psicologi e per apprendere strumenti pratici, sia nel Cdcd che con le associazioni che ci supportano: le spezzine Amas e Aidea e il Laboratorio della Memoria di Genova, che qui ha una filiale”.