MATTEO MARCELLO
Cronaca

Uccisa dall’ex a coltellate. Braccialetto elettronico ko. Chiesto l’incidente probatorio

Il dispositivo indossato da Efeso da dieci giorni non funzionava correttamente. I legali dei figli hanno presentato istanza alla Procura per eseguire accertamenti.

Il dispositivo indossato da Efeso da dieci giorni non funzionava correttamente. I legali dei figli hanno presentato istanza alla Procura per eseguire accertamenti.

Il dispositivo indossato da Efeso da dieci giorni non funzionava correttamente. I legali dei figli hanno presentato istanza alla Procura per eseguire accertamenti.

Un’istanza alla Procura affinchè chieda e ottenga dal giudice per le indagini preliminari la realizzazione di un incidente probatorio sul braccialetto di Umberto Efeso, il 57enne autotrasportatore che il 13 agosto scorso uccise a coltellate la moglie Tiziana Vinci, nella villa di via Genova dove lei lavorava come collaboratrice domestica. A presentarla gli avvocati Riccardo De Marco e Marco Evangelista, che assistono i figli della coppia, i quali vogliono vederci chiaro sul malfunzionamento del dispositivo in dotazione al padre.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, da qualche tempo il braccialetto elettronico di Efeso non funzionava: almeno dieci giorni prima del delitto, secondo quanto verificato dagli investigatori. Il dispositivo era stato applicato su richiesta del Tribunale della Spezia, a sostegno del divieto di avvicinamento alla moglie. Sarebbe stato lo stesso Efeso a mettere al corrente le forze dell’ordine dell’anomalia dopo aver incontrato proprio Tiziana senza che scattasse il segnale di allarme, ed era partita immediatamente la richiesta di controllo.

Non c’è stato però alcun intervento, e il 13 agosto si è consumato l’assassinio, con Umberto che dopo l’aggressione mortale – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – si sarebbe liberato del braccialetto gettandolo via dal finestrino dell’autovettura durante la fuga, che si è conclusa dopo un’ora alla caserma dei carabinieri di Ceparana, dove si è costituito; la donna, invece, non avrebbe avuto con sè il dispositivo che segnala il superamento dei limiti consentiti.

Una vicenda, quella legata al malfunzionamento del dispositivo, che ha avuto una vasta eco, tanto che la senatrice spezzina Raffaella Paita nei giorni successivi aveva presentato un’informativa al Governo con l’obiettivo di chiedere delucidazioni, in quanto "i carabinieri avevano subito segnalato il guasto all’azienda incaricata della gestione e della manutenzione. Ma il dispositivo non sarebbe mai stato revisionato oppure sostituito". Risposte cercate, ora, soprattutto dai figli.