
L’uomo ha estratto l’arma ad aria compressa mentre la donna stava uscendo dal lavoro. Lascia gli arresti domiciliari: ha il divieto di avvicinamento e il dispositivo elettronico. .
Braccialetto elettronico e divieto di avvicinamento per l’uomo che lunedì sera ha seminato il panico nella zona industriale di Arezzo. L’arresto è stato convalidato, ma il 55enne non resterà ai domiciliari: potrà muoversi, a patto di non avvicinarsi alla sua ex compagna e di rispettare i limiti imposti dal dispositivo di controllo. La decisione è arrivata ieri mattina nell’aula del Tribunale di Arezzo, durante l’udienza di convalida presieduta dal giudice Giulia Soldini, con il pubblico ministero Emanuela Greco in rappresentanza dell’accusa. Una misura in linea con quanto chiesto dall’avvocato difensore, Alessandro Massai, che aveva invocato un provvedimento meno restrittivo rispetto agli arresti domiciliari
Il caso risale alla tarda serata di lunedì, poco dopo le 22.30. Nella zona industriale, nei pressi di un’azienda che produce gelati, l’uomo originario della Campania ma residente da tempo nell’Aretino si è presentato fuori dal luogo di lavoro dell’ex compagna, una donna di circa 40 anni di origine romena. In mano aveva una pistola che, in quel momento, è sembrata vera.
Solo in seguito i carabinieri avrebbero accertato che si trattava di un’arma ad aria compressa usata per il softair, priva però del tappo rosso obbligatorio per distinguerla da una vera. L’episodio si è consumato mentre la donna stava terminando il turno serale. Testimoni raccontano di frasi concitate, con l’uomo che chiedeva alla ex di tornare con lui. Attorno, alcune colleghe e passanti che, vedendo la scena, hanno pensato a un’aggressione armata.
In pochi istanti il panico si è diffuso nella strada. Qualcuno ha chiamato il numero di emergenza e nel giro di pochi minuti sono arrivate le pattuglie dei carabinieri e della polizia municipale. L’uomo è stato fermato prima di avvicinarsi alla donna e portato in caserma.
Non era la prima volta che i rapporti tra i due finivano al centro di denunce: in passato, il 55enne era già stato accusato di atti persecutori.
Secondo quanto emerso in udienza, l’uomo avrebbe sostenuto di essere andato sul posto per un chiarimento, senza l’intenzione di fare del male. Ma la presenza dell’arma, seppur non offensiva, e i precedenti hanno pesato sulle valutazioni del giudice. La vicenda resta ora aperta sul piano giudiziario: nelle prossime settimane il fascicolo proseguirà il suo iter, con la definizione dei capi d’accusa e l’eventuale fissazione dell’udienza preliminare. Nel frattempo, il braccialetto elettronico scandirà ogni spostamento dell’uomo con la pistola.