NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Sugli accordi con il Sudamerica: "Servono controlli più serrati. Senza regole, concorrenza sleale"

L’appello di Coldiretti Grosseto sull’export, Castelli: "In questo modo si apre la strada a un’invasione di alimenti a basso costo, ma privi di tutte le garanzie a tutela di imprese e cittadini".

Simone Castelli, presidente Coldiretti

Simone Castelli, presidente Coldiretti

GROSSETONon basta un principio di apertura al libero scambio per garantire equità e sicurezza. È questo il messaggio forte e chiaro che arriva da Coldiretti Grosseto in merito all’accordo di partenariato tra l’Unione Europea e i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay), recentemente approvato dal collegio dei commissari europei. Un’intesa che, secondo l’organizzazione agricola maremmana, resta "insoddisfacente e pericolosa" sia per la salute dei consumatori che per la tenuta economica delle imprese agricole italiane. "Non siamo contrari agli accordi di libero scambio in sé, che anzi hanno permesso al nostro agroalimentare di esportare oltre 4 miliardi di euro nel mondo – dichiara Simone Castelli, presidente di Coldiretti Grosseto –. Ma ogni intesa deve basarsi su una vera reciprocità: uguali regole, stessi standard produttivi, identici criteri di sicurezza alimentare. Oggi non è così. E questo crea un evidente squilibrio a danno dei produttori italiani e dei consumatori europei".

La critica mossa da Coldiretti è netta: l’accordo, così com’è, spalancherebbe le porte all’ingresso in Europa di alimenti prodotti con metodi vietati nel nostro continente – dai fitofarmaci e pesticidi proibiti, all’uso massivo di antibiotici negli allevamenti – generando una concorrenza sleale che penalizza le imprese oneste e attente alla qualità. Secondo l’analisi di Coldiretti su dati del sistema di allerta europeo Rasff, nei primi nove mesi del 2025 si sono registrati 130 allarmi alimentari legati a prodotti importati dai Paesi Mercosur, più di un terzo dei quali riguardava carni (bovina e pollame). Ma anche zucchero e riso sono tra le filiere a rischio.

"Senza controlli rigorosi e totali su tutti i prodotti in ingresso – continua Castelli – si apre la strada a un’invasione di alimenti a basso costo, privi delle garanzie richieste ai nostri produttori. Solo il 3% delle merci importate viene oggi controllato, con margini di rischio inaccettabili. E a pagare il prezzo sarebbero proprio le piccole e medie imprese agricole italiane, già messe a dura prova dal mercato".

Un altro punto critico riguarda le cosiddette clausole di salvaguardia, che dovrebbero tutelare i produttori in caso di crisi o dumping commerciale.Per Coldiretti Grosseto è assolutamente inaccettabile, poi, l’idea di utilizzare i soldi della riserva di crisi della Politica agricola comune per "coprire" i potenziali danni economici causati dall’accordo alle filiere, usando in pratica i soldi degli agricoltori, anche alla luce degli inaccettabili tagli alla Pac annunciati dalla Commissione.Il grido di allarme dell’associazione di categoria attende non solo di essere ascoltato: invoca soluzioni urgenti. Altrimenti sarà troppo tardi.