NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

Consorzio Grosseto Export: "I dazi ci preoccupano. Servono nuove strategie"

Le aziende maremmane ’fatturano’ circa 20 milioni di euro grazie agli Usa e i prodotti più richiesti sono vino, olio, formaggi, biscotti e prodotti da forno. Zappelli: "Non possiamo più trascurare altri mercati, anche quello africano".

Gabriele Zappelli, direttore del Consorzio Grosseto Export

Gabriele Zappelli, direttore del Consorzio Grosseto Export

L’accordo raggiunto fra Stati Uniti ed Unione Europea che introduce un dazio del 15% su una serie di prodotti europei in ingresso sul mercato americano ha destato preoccupazione tra gli operatori economici del territorio maremmano. Tra le voci più autorevoli quella di Gabriele Zappelli, direttore operativo del Consorzio Grosseto Export, che riunisce una ventina di aziende locali attive nel comparto agroalimentare e vitivinicolo.

"Il dato positivo, se così si può definire – dice il direttore – è che l’accordo mette fine a mesi di incertezza, durante i quali era impossibile pianificare operazioni di lungo periodo con nuovi clienti americani. Si temeva addirittura un incremento fino al 30%: l’ombra di un dazio instabile ha bloccato molte trattative. Adesso, con regole più chiare, possiamo almeno riprendere un dialogo strutturato con il mercato".

Ma il giudizio sul nuovo assetto doganale resta severo. "Il 15% è una soglia pesante per i nostri prodotti e ci costringe a rivedere le strategie di prezzo, fino a dove sarà possibile – spiega Zappelli –. In alcuni casi proveremo a condividere l’onere con i nostri partner americani, ma non sarà semplice. Quello che potrà essere l’impatto reale sul medio-lungo termine, è ancora difficile da valutare".

Le aziende del Consorzio Grosseto Export, che rappresentano un pilastro dell’agroalimentare toscano, esportano circa il 35-40% del loro fatturato complessivo verso gli Stati Uniti, per un valore di circa 20 milioni di euro. I prodotti più richiesti sono vino, olio extravergine d’oliva, biscotti, prodotti da forno, conserve, verdure sott’olio e formaggi, referenze che incarnano l’identità gastronomica del territorio e che godono, secondo Zappelli, "di un appeal sufficiente a sostenere anche un leggero aumento dei prezzi".

Tuttavia, l’equilibrio commerciale è fragile. "Non possiamo escludere ripercussioni sulle quantità esportate o sulla capacità di aprire nuovi canali – sottolinea ancora il direttore –. Abbiamo già riattivato i contatti con i nostri buyer americani per capire se ci sono le condizioni per far ripartire gli ordini, ma il mercato è ancora titubante".

La nuova fase, se da un lato impone cautela, dall’altro spinge verso un ripensamento delle strategie internazionali. "Per anni abbiamo concentrato le energie su Nord America ed Europa. Ma oggi – dice Zappelli – non possiamo più permetterci di ignorare mercati come il Medio Oriente, il Sud Est asiatico o la Cina. E poi ci sono aree con potenzialità tutte da esplorare, come il Sud America e alcune zone dell’Africa. È il momento di capire se anche lì possiamo costruire relazioni commerciali stabili".

Secondo il Consorzio, l’export maremmano – che ha costruito negli anni un’immagine di qualità e autenticità – ha tutte le carte in regola per competere anche su nuovi scenari, ma serviranno investimenti, fiere, missioni commerciali e un supporto istituzionale adeguato. L’auspicio finale, spiega Zappelli, "è che l’Unione Europea possa riaprire il tavolo negoziale con gli Stati Uniti per rivedere almeno in parte la lista dei prodotti soggetti ai dazi o le aliquote applicate. Lo scenario appare però molto difficile. Servirebbe un’iniziativa politica forte, anche perché le imprese stanno affrontando un accumulo di difficoltà che dura da anni: prima la pandemia, poi l’inflazione, ora i dazi".

Il 2025 si prospetta dunque come un anno complesso per l’export agroalimentare grossetano, ma non privo di opportunità. A condizione, però, di saper leggere i cambiamenti e adattare le strategie a una nuova geografia del commercio globale.

Nicola Ciuffoletti