PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Via Mariti, strage senza perché: tre mesi fa il crollo nel cantiere di Firenze. La verità è in una trave

Attesa la consulenza disposta dai pm Sottosanti e Falcone, titolari dell’indagine. Si scava in documenti, chat e mail sequestrati alle aziende coinvolte nei lavori

Firenze, 18 maggio 2024 – La verità sul crollo di via Mariti si trova nelle viscere della trave che il 16 febbraio scorso si è spezzata, uccidendo cinque operai (quattro magrebini e un italiano).

È nascosta nei fogli di calcolo, in chat, mail e device elettronici sequestrati dalla polizia postale alle aziende titolari della progettazione degli elementi prefabbricati e, più in generale, coinvolte nella costruzione del supermercato Esselunga.

A tre mesi dalla tragedia che ha sconvolto Firenze, si attende quindi con ansia la relazione che l’ingegnere Stefano Podestà, consulente dell’università di Genova per la procura di Firenze, sta preparando. Ai raggi x ci sono anche i progetti delle putrelle e dei pilastri. Ogni pezzo ha una sua storia. Ogni passaggio è registrato. Sistemi di legatura dell’anima in tondini di ferro. Colata di cemento. Compressione. Tempi e modi di asciugatura.

Secondo le ultime indiscrezioni, il docente dell’ateneo genovese dovrebbe depositare la perizia ai pm titolari dell’inchiesta, Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, tra circa 30 giorni. In quei fogli sarà riportata la risposta alla domanda che tutti si fanno da quella tragica mattina di metà febbraio: "Come può essere accaduto tutto ciò?". Nessuna ipotesi è più accreditata dell’altra. Anche se, stando a quanto emerge da ambienti investigativi, prende sempre più corpo l’ipotesi di un errore nella progettazione.

A fare da ’detonatore’ di tutta la catena sembrerebbe essere il cosiddetto "dente", ovvero la mensola su cui poggiava la trave poi crollata trascinando con sé solai e cemento appena gettato, e la vita dei cinque operai. Un errore, un "vizio", come è stato definito in alcune corrispondenze tra la società che ha affidato i lavori e le varie ditte che erano impegnate nel cantiere, che sarebbe anche stato rilevato da alcune persone che gravitavano nel cantiere.

Non a caso, gli inquirenti hanno incaricato, sin dai primi giorni, la polizia postale per acquisire la copia forense, ovvero un “duplicato” bit a bit, di pc e smartphone di alcuni manager. Particolare attenzione, inevitabilmente, è concentrata sulla Rdb Italprefabbricati, colosso del settore che ha concepito lo scheletro del supermercato e la struttura delle travi e i suoi sostegni, compreso quello che ha ceduto. Rdb Italprefabbricati progetta e produce (la trave “incriminata“ è uscita dallo stabilimento di Alseno, Piacenza), ma il montaggio “sul campo“ - a Firenze come in altri cantiere gemelli - viene affidata a un’impresa subappaltatrice: anch’essa è stata “visitata“ dalla polizia.

Inquirenti e investigatori, intanto, hanno ascoltato decine e decine di persone. Un lavoro enorme che consentirà di tirare le fila dell’inchiesta e di arrivare all’iscrizione dei primi indagati. Nel fascicolo d’inchiesta, i reati restano sempre quelli: omicidio plurimo colposo e crollo colposo. Nella tragedia di via Mariti hanno perso la vita Luigi Coclite, 59 anni, di Collesalvetti; Taoufik Haidar, 43, del Marocco; Mohamed El Farhane, suo connazionale di 24 anni; Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni e Bouzekri Rahimi, 56, originario del Marocco.

Sotto esame è poi finita inevitabilmente tutta la galassia di appalti e subappalti. Sessanta le aziende che erano impegnate nella costruzione del supermercato. Il giorno della strage, alla nuova Esselunga stavano lavorando tre ditte diverse. Emerge inoltre, anche dagli accertamenti nel cantieri, il fenomeno diffuso del ’distacco’, ovvero della creazione di piccole squadre di lavoratori che per conto dell’impresa principale compiono lavorazioni specifiche sovente perfino con strumenti e attrezzature proprie. Delle vittime, i quattro stranieri erano assunti da una ditta di Modena, ma risultavano distaccati in una ditta in provincia di Bergamo, che aveva ottenuto il lavoro in subappalto. Tutto regolare, anche se è da verificare l’effettiva preparazione che questi operai avevano.