BARBARA BERTI
Cronaca

Un gioioso viaggio fra le ciance . La storia toscana in detti e proverbi

Nel libro di Alfredo Scanzani e Marta Questa si riscoprono le tradizioni attraverso l’uso della lingua

‘Fiorentin mangiafagioli. Personaggi e luoghi nei detti e nei proverbi toscani’ è il nuovo libro a cura di Polistampa per le edizioni Sarnus, scritto dal giornalista Alfredo Scanzani con Marta Questa, ex insegnante di storia, filosofia e materie letterarie

‘Fiorentin mangiafagioli. Personaggi e luoghi nei detti e nei proverbi toscani’ è il nuovo libro a cura di Polistampa per le edizioni Sarnus, scritto dal giornalista Alfredo Scanzani con Marta Questa, ex insegnante di storia, filosofia e materie letterarie

"Un viaggio nelle nostre tradizioni e un invito a riscoprire le radici". Così Alfredo Scanzani, già giornalista de La Nazione e oggi scrittore, riassume ‘Fiorentin mangiafagioli. Personaggi e luoghi nei detti e nei proverbi toscani’, il nuovo libro a cura di Polistampa per le edizioni Sarnus, scritto a quattro mani insieme a Marta Questa, ex insegnante di storia, filosofia e materie letterarie, per molti anni ha lavorato all’Archivio storico del Comune di Firenze.

Scanzani, come nasce questo libro?

"I proverbi hanno un grande fascino e di libri su questo tema ce ne sono tantissimi ma nella maggior parte dei casi si tratta di volumi su proverbi di tutta Italia e mezza Europa, proverbi generici. Volevo fare qualcosa di diverso".

In che senso?

"Tra queste pagine non si trovano detti generici, riferibili cioè a qualsiasi posto o nazione. Ciascuno di questi modi di dire fa nomi e cognomi, rammenta paesani e cittadini, quartieri, feste e mercati, fiumi e torrenti, tutti incontrati lungo un gioioso viaggio tra ‘ciance’, storie, vizi, virtù, pettegolezzi e contraddizioni di Firenze, dei suoi abitanti e delle sue ‘terre’, dal Chianti all’Empolese, dal Mugello al Valdarno passando per la Valdisieve. Qualche esempio? ‘Come la compagnia del Ponte di Rifredi, pochi e mal d’accordo’, oppure ‘Largo donne, passa Gano... i’ duro di San Frediano’. E, ancora ‘Le vere signore portano la pamela di Signa’. Ma non mancano citazioni di altri posti della Toscana".

Come è riuscito a rimetterli tutti insieme?

"È stato un lavoro di minuziosa ricerca realizzato insieme a Marta (Questa, ndr), esperta in questo tipo di approfondimenti visto il suo passato all’Archivio storico. Piano piano abbiamo scovato tantissimi detti, anzi troppi perché non tutti sono rientrati nel volume. Storicamente va dal 1200, con detti ripresi dal libro del maestro di Dante, Brunetto Latini, e rimessi in italiano, ai giorni nostri. Un esempio? ‘Chebabbe? Meglio il Lampredottore di Careggi’".

In ogni proverbio si trova un po’ di storia locale?

"Sì, il mio auspicio è proprio invogliare il lettore ad approfondire la nostra storia. Prendiamo il detto ‘Ambrogino e la gogna rovinano le donne’, chi era Ambrogino? E perché rovinava le donne? Ambrogino era un frate del convento del Carmine di Firenze, molto popolare tra le donne perché bello e affascinante. E godeva fama di azzeccare i numeri vincenti al Lotto e non solo. In una Firenze dove si scommetteva su tutto, anche sulle probabilità delle persone messe alla gogna, Ambrogino era un personaggio molto noto e seguito".

Fra i tanti proverbi, il suo preferito?

"Difficile scegliere. ‘Un fare il Cosimo!” che poi vuol dire non fare il saputello, il presuntuoso. Cosimo è riferito a Cosimo I de’ Medici che aveva pretese altezzose. Avrebbe voluto in sposa Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V, dovette ‘accontentarsi’ di Eleonora di Toledo. Cosimo era del segno dei gemelli, era nato 12 giugno 1519. Ma, su suggerimento dei suoi consiglieri, diceva di essere del capricorno perché si paragonava a personaggi come Gesù Cristo, o il fondatore dell’Impero Romano Ottaviano Augusto o lo stesso Carlo V, veramente del capricorno".

Secondo lei quale è il rapporto tra i giovani d’oggi e i proverbi?

"Sicuramente le nuove generazioni comprano pochi libri di questo genere ma si documentano in altro modo. Sui social ci sono tante pagine dedicate alle nostre tradizioni e lì si ritrovano elenchi infiniti di detti, magari generici, ma legati al passato".