ENRICO SALVADORI
Cronaca

The Brutalist, l’Oscar parla fiorentino. Paci junior nella troupe del film: "Babbo è geloso, voleva vincerlo lui"

Il figlio del comico è stato a capo della produzione della pellicola premiata: "Orgoglioso del lavoro fatto"

The Brutalist, l’Oscar parla fiorentino. Paci junior nella troupe del film: "Babbo è geloso, voleva vincerlo lui"

Firenze, 7 marzo 2025 – Il cinema ce l’ha nel sangue per motivi di famiglia. Ha fatto l’attore ma la sua vera dimensione e il successo lo sta ottenendo come coordinatore e ispettore di produzione. Ha realizzato in questa veste tanti lavori cinematografici di successo e il fiore all’occhiello è far parte della produzione di “The Brutalist” il film di Brady Corbet che vinto tre Oscar qualche giorno fa. Matteo Paci è entusiasta del suo lavoro. Ha solo 27 anni ed è figlio di Alessandro, attore fiorentino che è cresciuto nel gruppo dei comici toscani. Sua madre Willow, americana, ha vissuto a lungo in Olanda prima di arrivare a Firenze e conoscere Alessandro.

Matteo, contribuire alla vittoria dell’Oscar, un evento epocale in casa Paci...

"Mamma e babbo sono contenti e fieri di me anche se mio padre è un po’ rammaricato perché voleva vincerlo lui. Naturalmente scherzo perché la battuta in casa nostra non manca mai".

Coordinatore di produzione, mestiere non facile e fondamentale per la riuscita del film. Come nasce la tua carriera?

"Ho fatto ben altri studi e sono ragioniere. La passione per il cinema c’è da quando ero ragazzino, mi iscrissi a una scuola di cinema fiorentina, la Nemo Academy, che ora non c’è più. Un’esperienza che mi è servita tanto per approcciarmi al mondo del cinema. A metà corso mi offrirono di fare il manovale in un film. Da lì è partito tutto".

Da manovale a ruoli fondamentali della produzione in pochi anni. Davvero una scalata vertiginosa...

"Coordinare una produzione non è facile, soprattutto se di livello internazionale. Ho avuto un grande vantaggio perché grazie a mamma sono madrelingua inglese. Poi ci vuole grande capacità organizzativa. Noi siamo impegnati in tutto ciò che viene organizzato dietro la macchina da presa e cioè l’organizzazione delle squadre che compongono le troupe a livello tecnico: operatori, fonici, scenografi ma anche trucco e parrucco. In dieci anni, perché ho iniziato che ero poco più che maggiorenne, ho capito che questo era il mio lavoro. L’Oscar lo sento anche un po’ mio perché abbiamo lavorato per questo risultato".

Le scene italiane a Carrara, è stato molto complicato?

"Il personale di produzione era quasi tutto toscano con la collaborazione di Toscana Film Commission e di Eco Frames Film di Andrea Poli di Firenze. Una settimana tre le cave e la piazza Fabrizio De André curando alla perfezione sia la tecnica che la logistica. E’ stata poi una produzione dal costo contenuto, circa 10 milioni".

Ma oltre al film da Oscar tanti altri lavori importanti...

"Ho coordinato la produzione a Lucca del film di Dustin Hoffman che dovrebbe uscire il prossimo anno. In precedenza L’Amica geniale, Pare parecchio Parigi con Pieraccioni come facilities. Sempre in Toscana abbiamo girato una fiction la Rai e per i prossimi mesi ci sono importanti progetti".

Insomma, il figlio che supera il padre

"Non volevo essere considerato solo il figlio di Alessandro e tutti sul set quando mi incrociano ripetono il tormentone che coniarono per mio padre: ‘Grande Paci’. L’ha imparato anche Dustin Hoffman che appena mi vede mi saluta così e ci mettiamo tutti a ridere".