
Saldi dal 20 al 50% ma negozi vuoti Tanti i commercianti che nelle prime due settimane di sconti stanno arrancando Molti clienti entrano nei negozi e dopo aver dato uno sguardo ai prodotti e alle etichette vanno via senza aver acquistato nulla
di Rossella Conte FIRENZE
I saldi estivi a Firenze, partiti ufficialmente due settimane fa, arrancano. L’effetto combinato del caldo torrido, della crisi economica, della concorrenza dell’online e di una trasformazione profonda nei comportamenti di consumo si sta facendo sentire con forza, con vendite ben al di sotto delle aspettative nella maggior parte dei negozi della città. Le vetrine allestite a festa, gli sconti esposti in bella vista e le promozioni speciali non bastano più ad attirare i clienti, che si presentano con il contagocce, spesso solo per guardare, più raramente per comprare.
"Al posto di vestirsi, la gente si spoglia – commenta con amara ironia Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Firenze –. Il grande caldo non stimola certo lo shopping, ma il vero problema è più profondo: oggi c’è meno predisposizione all’acquisto. I grandi marchi fanno promozioni e offerte personalizzate attraverso fidelity card e newsletter ben prima dell’inizio dei saldi, svuotando di fatto l’attesa per il momento clou. Il risultato è che si sta sgonfiando il mito dei grandi assalti ai negozi. E intanto l’online continua a offrire prezzi stracciati tutto l’anno, cambiando abitudini e stili di vita. È il segnale di un modello distributivo che non regge più. Più che un tema commerciale, è una crisi strutturale".
La frenata si avverte in modo diffuso in tutti i comparti: abbigliamento, calzature, elettronica e accessori per la casa registrano cali di vendite che vanno dal 10% fino al 25% rispetto alla stagione estiva 2024. Una flessione significativa, che preoccupa i commercianti soprattutto nei quartieri periferici, dove già durante l’anno la tenuta del commercio di prossimità è resa difficile da costi in aumento e afflusso in calo. A peggiorare il quadro c’è la percezione crescente di una città "a metà", dove il turismo continua a trainare, ma solo nel cuore storico.
Secondo Paola Lorenzini, coordinatrice di Cna Commercio Firenze, le ragioni principali del rallentamento sono di natura economica: "Le famiglie hanno margini di spesa sempre più ridotti. L’inflazione, gli stipendi fermi, l’aumento delle tariffe e dei beni di consumo spingono molti a rivedere le proprie priorità. Non è un caso se un fiorentino su due quest’anno ha deciso di rinunciare alle vacanze. E anche chi resta in città ha poca voglia di fare acquisti, complice il caldo soffocante e i numerosi cantieri che complicano la viabilità e tengono lontani i clienti dai comuni limitrofi". A resistere, e in alcuni casi a registrare risultati positivi, è invece l’area Unesco del centro storico, dove si concentra la maggior parte dei flussi turistici. Qui i negozi riescono ancora a intercettare un pubblico disposto a spendere, soprattutto tra i visitatori stranieri.
"Nelle zone ad alta frequentazione turistica c’è stato un incremento rispetto agli anni scorsi – conferma Lapo Cantini, responsabile di Fismo Confesercenti Firenze –. Ma nei quartieri periferici e nei comuni della città metropolitana i saldi faticano a decollare. L’andamento è a macchia di leopardo. Dove il turismo è presente, le vendite tengono; dove manca, si soffre".
Tra i prodotti più richiesti spiccano sandali e calzature estive, capi in lino, t-shirt e polo, abbigliamento sportivo e il classico tubino nero da donna, sempre apprezzato per la sua versatilità. Ma si tratta, nella maggior parte dei casi, di acquisti contenuti, mirati e poco impulsivi. Il saldo, insomma, è in affanno. A influire è anche l’incertezza generale dovuta al quadro geopolitico: le tensioni internazionali, le guerre in corso, i dazi commerciali e l’instabilità economica globale alimentano la prudenza nei consumi.
I cittadini tendono a rimandare o evitare le spese non strettamente necessarie, privilegiando il risparmio. E intanto il modello tradizionale del commercio al dettaglio rischia di essere sempre più marginalizzato, in un contesto in cui l’e-commerce detta tempi, prezzi e logiche di acquisto, imponendo una trasformazione sempre più urgente per chi vuole restare competitivo.
Sta di fatto che in tanti entrano nei negozi del centro (e non solo), danno uno sguardo alle etichette e poi vanno via senza aver acquistato nulla. Un dramma per tanti esercenti che si ritrovano ad avere i magazzini pieni di merce e i fornitori da pagare. E c’è anche chi attende gli ultimi giorni di sconti per approfittare di offerte dell’ultimo minuto che, in alcuni casi (soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento), sfiorano il 70% in meno del prezzo iniziale.