
Burro e parmigiano. Se Chiodo lo prendeva a lavorare, poteva cucinare il suo piatto forte: gli spaghetti
Vichi
Poi vide che chiudeva alle undici di sera, e pensò di tornarci più tardi per comprare quel libro che non aveva finito. Attraversò la piazza, e passando per le strade più strette arrivò fino a piazza d’Azeglio. Si sedette su una panchina e dopo poco si addormentò, senza nemmeno rendersene conto. Si svegliò un po’ rimbecillito. Il sole stava tramontando, e si accorse che erano quasi le sette. Aveva dormito più di tre ore. Riprese in mano il cappotto e s’incamminò verso piazza Santissima Annunziata. Aveva di nuovo fame, ma prima voleva fare una cosa. Arrivò alla stazione e prese un bus per Rovezzano. C’era molta gente, e doveva stare in piedi. Mentre viaggiava pensava al piatto di pasta che avrebbe mangiato quella sera, dopo aver fatto quello che doveva fare. Sarebbe andato in un bel ristorante e avrebbe chiesto un piatto di spaghetti burro e parmigiano. O forse no, meglio non rischiare.
La pasta burro e parmigiano era difficile da fare, ci voleva passione e tempismo. No, era meglio una semplice carrettiera. Quella più o meno la sapevano fare tutti. Gli spaghetti burro e parmigiano se li sarebbe fatti lui da solo... certo, ma dove? Anche se avesse comprato gli ingredienti giusti non sapeva dove andare a cucinarla. Doveva rimandare ancora. O forse no, poteva fare un salto da sua sorella e chiederle se gli faceva usare la cucina per dieci minuti. No, meglio di no. Lei era buona e lo aveva sempre aiutato, ma suo marito non sarebbe stato per niente contento di ritrovarsi in casa un galeotto. No, meglio di no. Doveva trovare un altro sistema... A un tratto si accorse che stava pensando agli spaghetti ma non a dove avrebbe dormito quella notte. Be’, una pensione a due stelle andava più che bene. Bastava che la stanza fosse silenziosa, erano anni che non dormiva un vero sonno. Doveva cercare di riposarsi. Il giorno dopo sarebbe stato piuttosto movimentato.
La mattina doveva andare a Santa Maria a Monte, dall’amico di Gino. Poi la sera doveva riuscire ad arrivare a Poggibonsi. Suo cugino Nicola lo avrebbe ospitato di sicuro, non aveva dubbi su questo. Anche Nicola aveva assaggiato il carcere, e non lo avrebbe certo lasciato a marcire in mezzo a una strada. E poi la faccenda di quel suo amico che aveva una trattoria era vera. Poteva provarci sul serio, a farsi prendere come cuoco. In fondo aveva buone speranze, perché sapeva cucinare la pasta come nessuno e anche perché l’amico di suo cugino era stato in carcere pure lui, per spaccio di droga. Si chiamava Raimondo, ma tutti lo chiamavano Chiodo, perché per anni era andato in giro con un giubbotto di pelle nera, anche d’estate. Poi un bel giorno aveva ereditato qualche spicciolo da una vecchia zia di Milano e aveva aperto una trattoria. Se Chiodo lo prendeva a lavorare, poteva fare anche il suo piatto forte, gli spaghetti burro e parmigiano. Bastava scegliere gli ingredienti giusti.
La pasta buona, il burro bianco, il parmigiano stagionato al punto giusto. Il resto era arte umana. Il bus arrivò a Rovezzano, e Fiore scese sul marciapiede. Erano quasi le otto e mezzo. Si guardò intorno un po’ confuso. Palazzi accanto a palazzi. Era convinto di conoscere abbastanza bene quella zona, ma in nove anni doveva essere cambiata molto, perché non ci capiva nulla. Vagò in strade larghe, illuminate dai lampioni altissimi, ma non riconosceva nulla. Alla fine chiese a una signora dove fosse via Venosta. "È questa" disse la donna un po’ spaventata, e affrettò il passo.
Fiore guardò i numeri dei palazzi, e vide che era all’altezza del sedici. Attraversò la strada e lesse il primo numero che gli capitò sotto gli occhi. Nove. Come gli anni che aveva appena passato in carcere, uno in fila all’altro come quei palazzi. S’incamminò sul marciapiede a passo lento, senza un’idea precisa in testa. Forse avrebbe suonato al campanello di Bobo. Magari quel figlio di puttana era in casa e avrebbe aperto la porta con il tovagliolo legato al collo, masticando. "Chi cerca?" avrebbe detto, più grasso di sette anni prima.
9-continua