CARLO CASINI
Cronaca

Le Piagge ’interrotte’. Dalle torce a nuovi servizi. Ma lo sviluppo è incompleto

Dentro il rione a 31 anni da una data simbolo, la nascita del centro Il Pozzo. Tanti miglioramenti e senso della comunità, però la sicurezza preoccupa .

Dentro il rione a 31 anni da una data simbolo, la nascita del centro Il Pozzo. Tanti miglioramenti e senso della comunità, però la sicurezza preoccupa .

Dentro il rione a 31 anni da una data simbolo, la nascita del centro Il Pozzo. Tanti miglioramenti e senso della comunità, però la sicurezza preoccupa .

Non molti anni fa era una distesa di campi in lieve declivio – piagge, appunto – sull’Arno che qui esondava concimando generosamente con il limo e lasciava una distesa di paludi e rena. Il borgo antico di Brozzi, fino a meno di un secolo fa gloriosamente comune, non a caso fu costruito leggermente più in alto. Questa era una campagna malarica punteggiata da rari casolari, eppure quel terreno sabbioso che dava una vigna di così scarsa qualità da aver dato origine al detto fiorentino ‘esser peggio del vin di Brozzi‘, citato anche da Lorenzo Lippi nel ’Malmantile racquistato’ e nelle poesie di Francesco Redi, era perfetto per i poponi e i cocomeri, di cui divenne sinonimo a Firenze. La città nel frattempo cresceva inglobando i comuni limitrofi. Arrivavano masse operaie bisognose di una casa, così da Firenze si cominciò a guardare quei campi non più con interesse per i rinfrescanti frutti, bensì come sfogo edilizio per il proletariato. Negli anni ’70 cominciò a prendere forma questa periferia estrema, con annesse tutte le problematiche sociali del caso. Nel giro di poco, per i fiorentini Piagge non fu più sinonimo di poponi, appunto, ma di palazzoni dove, come all’Argingrosso di là d’Arno, era meglio non avventurarsi.

Il tempo è passato e anche le Piagge, come il resto della città, hanno assistito a cambiamenti. Dalle torce per fare luce, come raccontano i residenti, si è passati a nuovi servizi. A 30 anni (più uno) da una data simbolo, ovvero quel 1994 in cui don Alessandro Santoro fondò il centro sociale Il Pozzo, rimane un quartiere popolare di periferia, ma sono arrivati i servizi, appunto, la comunità si è integrata. Vuoi la spinta di don Santoro, vuoi i normali processi di evoluzione. Una evoluzione che però ha caratteristiche ondulatorie, non lineari.

Ma cosa sono oggi le Piagge? Per il nostro viaggio abbiamo scelto una mattina insolitamente mite per luglio: 25 gradi, scuole chiuse. Eppure i giardini tanto in via della Sala che in via Lombardia sono deserti. Le Navi, sullo sfondo, sembrano navi davvero, in mezzo a un mare verde e grigio, relitti scrostati incagliati in una prateria.

"Abito qui dall’ 84, ma il progetto delle Navi è del ’75 – racconta Giuseppe Romei, che passeggia con il cane in quel mare di cemento ed erba – Ai tempi, tutti coloro che non potevano abitare a Firenze li mandavano qua. Ma adesso il quartiere è cambiato tanto. Con la buona volontà nel tempo siamo riusciti a modificarne la nomea, anche se ultimamente stiamo tornando indietro. Siamo abbandonati dal Comune. La pulizia è una volta al mese, siamo noi volenterosi che puliamo parcheggi e piazze. Inoltre i giovani di oggi sono diversi, si sta perdendo la mentalità di aiutarsi l’uno con l’altro, di impegnarsi per il vicinato. La tramvia? Sarà comoda, però mi chiedo se porterà anche problemi com’è successo in altri quartieri. Via Pistoiese è diventata un imbuto con la messa in sicurezza, con i lavori al Ponte all’Indiano va ancora peggio. Fortuna che abbiamo la stazione che porta in centro".

"Ora è bello e moderno, ma c’erano solo un campo di calcio in terra battuta e gli spalti fatti con tubi innocenti e assi di legno quando ci giocavo io da ragazzo – mostra lo stadio del Firenze Ovest Alberto Baldacci, 84 anni – Intorno qualche casale e il capanno del Lombardi. Poi tra fine ‘70 e inizio ‘80 tolsero la boscaglia e costruirono le Navi di via Marche. Nell’82 invece si schiantarono i tubi per il grande freddo".

"Io sono arrivato nell’84, la nave di fronte non c’era nemmeno, la strada era sterrata – racconta Fabio Caciagli mentre butta la spazzatura ai cassonetti di via della Sala – 40 anni fa non c’era niente. Ora abbiamo la stazione, la ludoteca, il centro giovani e il centro commerciale, anche se a parte quello non ci sono altri negozi. Non siamo messi male nemmeno con i bus, per quanto poco frequenti. La tramvia invece resta un progetto lontano. La sicurezza? Va a periodi, ora sembra stabile. Mia figlia dopo le 20 non la faccio uscire da sola".

Il centro è ancora lontano qui, però chi ci è nato non farebbe il cambio: "Questo è un bel quartiere – afferma una 13enne – C’è tutto e si sta bene così, meglio che non facciano troppe cose. Abbiamo il centro giovani per suonare, il Viper theatre, i parchi. Non cambierei mai con il centro".