Quarant’anni nell’organizzazione di concerti in tutta la Toscana e un cartellone del 2025 con 130 appuntamenti e una stagione che si prolunga in autunno. È una scelta di campo, quella di Music Pool: la musica jazz e indipendente. Ne abbiamo parlato con Gianni Pini, fondatore e direttore dell’associazione. Quarant’anni di Music Pool.
Com’è nata questa esperienza?
"Era il 25 luglio 1985. Un’esperienza che proveniva da alcuni sommovimenti all’interno dell’Arci a Firenze. Era infatti nata l’esigenza di coordinare la musica jazz tra Firenze, Siena, Viareggio... Da qui la creazione di tantissimi appuntamenti, dal Valdarno Jazz al Grey Cat Festival. E oltre al jazz, molti artisti hanno avuto il loro battesimo con noi in Toscana, come Goran Bregovic al Teatro Tendae".
Con una scelta di campo precisa: il jazz e l’indipendente.
"Abbiamo coperto uno spazio che non era presente nella nostra regione. E infatti Music Pool è considerata, sia a livello locale che statale, un’esperienza di primo piano".
Tanti spettacoli per l’estate.
"Sono molte le sedi, in tutto saranno 130 concerti con circa 25mila spettatori. Da Etnica (appena conclusa) al Grey Cat Festival a Grosseto e poi il Serravalle Jazz a fine agosto. Ancora, i concerti nel parco mediceo di Pratolino. Il palco più prestigioso è l’Estate Fiesolana, che lo scorso 25 giugno ha visto il teatro pieno per Paolo Fresu. Infine, torna H/Earthbeat, il festival dedicato alle culture del mondo. Tra gli artisti ricordo Steve Coleman al Valdarno Jazz. Ma ci sarà anche Sergio Cammariere a Pistoia, a Fiesole arriveranno i Take 6 e Ana Carla Maza. Al Grey Cat Festival Stefano Bollani con il Danish Trio, e poi Fabrizio Bosso e Peppe Barra".
C’è anche un’attenzione sugli artisti del territorio?
"Abbiamo contatti con tutti i jazzisti che nascono e crescono a Firenze. E poi continuano le collaborazioni con il Conservatorio Cherubini e con la Scuola di musica di Fiesole. L’esperienza con Ginevra di Marco e Francesco Magnelli ha aperto anche a collaborazioni con Franco Arminio, Nada e Bobo Rondelli".
Un bilancio positivo, quindi? "Positivo ma faticoso, perché il lavoro culturale è difficile e i costi aumentano vertiginosamente. Stare al passo con i tempi significa avere una certa capacità di aggiornamento".
Si parla di finti sold out e di concerti annullati. Voi fate parte di un altro mondo?
"Come non notare nel mainstream un eccessivo gigantismo, che tende ad allontanare il pubblico. Ogni tour deve essere più strutturato di quello precedente e si perde la dimensione basic".