Peste suina: le misure in Toscana. In Liguria saranno abbattuti 500 suini

Giani: "A Massa e Carrara abbiamo interdetto la caccia, soprattutto quella dei cinghiali". Stop alla macellazione domiciliare dei suini a Massa e a Lucca. In Liguria 3 i casi accertati

La malattia si diffonde tra i suini

La malattia si diffonde tra i suini

Firenze, 19 gennaio 2022 - "Non ci bastava il Covid-19: ci si mettono anche gli animali, in particolar modo i cinghiali. Non ci voleva anche questa, ma stiamo affrontando tutto con determinazione". A dirlo è il presidente Eugenio Giani. "Se con un'ordinanza del presidente della regione in Liguria e in Piemonte si sono fissate tutte le determinazioni per l'emergenza epidemiologica - ha aggiunto, - in Toscana noi abbiamo pensato, nella provincia di Massa e Carrara, di interdire la caccia perché soprattutto quella dei cinghiali, la braccata, porta a un forte movimento e quindi ad una diffusione del virus e del contagio animale. Anche l'Emilia Romagna ha fatto un'ordinanza del genere, di interdizione della caccia nelle province limitrofe alle zone colpite: stiamo monitorando la situazione".

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La situazione in Liguria

Sono intanto salite da 8 a 15 le carcasse di cinghiali positive al virus della peste suina africana individuate lungo lo spartiacque appenninico tra Liguria e Piemonte. Lo comunicano il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il vicepresidente e assessore regionale all'Entroterra Alessandro Piana, il direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta Angelo Ferrari e il responsabile del servizio veterinario di Alisa Roberto Moschi. Tutti i nuovi casi sono stati individuati nei boschi in provincia di Alessandria. In Piemonte i casi accertati sono 12 e 3 in Liguria. È in corso una prima giornata organizzata di ricerca delle carcasse nei boschi liguri nell'area rossa tra le province di Genova e Savona, una seconda avverrà domenica. Le analisi sul sequenziamento del virus hanno individuato in Georgia l'origine del virus.

Da parte sua, la Liguria prova a dare un piccolo respiro al lockdown dei boschi imposto dall'ordinanza dei ministeri dell'Agricoltura e della Salute per contrastare la diffusione della peste suina africana. Restano il fermo divieto di passeggiate, bici e altre attività nei sentieri, il divieto assoluto di ricerca di funghi e di pesca in laghi e fiumi, ma la Regione Liguria consente, grazie a un’ordinanza che verrà firmata oggi pomeriggio, l'accesso alle aree verdi dei centri urbani e ai relativi parchi, spiagge, moli e strade lungomare, nonché alle aree ricreative recintate di pertinenza dei centri abitati. Resta il divieto di lasciare in libertà i cani o altri animali domestici. Via libera anche alle attività all'aperto svolte sulle strade provinciali e comunali e su tutte le strade asfaltate, anche private, necessarie per raggiungere abitazioni, i luoghi di lavoro, i fondi agricoli di proprietà nonché le strutture ricettive aperte al pubblico. Sono, poi, consentite le attività di manutenzione, monitoraggio, sorveglianza ambientale svolte da enti pubblici e privati, connesse alla salute pubblica e alle attività indifferibili e urgenti di interesse pubblico. Sospese, invece, per un mese le attività selvicolturali, ma il taglio dei boschi sarà prorogato di 30 giorni rispetto alle scadenze ordinarie: consentiti, al momento, solo i tagli per approvvigionamento di legna da ardere da parte dei residenti. Possono, invece, proseguire i cantieri già avviati.

Saranno abbattuti 500 suini

Entro un mese la Liguria abbatterà circa 500 maiali presenti negli allevamenti allo stato brado o semibrado presenti nella zona rossa individuata dall'ordinanza ministeriale per il contenimento della peste suina africana. Previsto anche il divieto di riproduzione e ripopolamento per i prossimi sei mesi. Macellazione immediata anche per i suini negli allevamenti familiari destinati all'autoconsumo, con annesso divieto di ripopolamento. Misura identica anche per i cinghiali presenti nei campi di addestramento cani. Già concordati con le aziende agricole del territorio i necessari ristori.

"Si tratta di un'esigenza sanitaria - spiega il direttore dell'Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, Angelo Ferrari - dobbiamo fare di tutto per evitare il salto della peste dal selvatico all'allevamento. Abbiamo ritenuto tale che il numero di suini sia tale che l'abbattimento di massa ci consente un grosso vantaggio. Anche perché i suini, in ogni caso, dovrebbero rimanere fermi negli allevamenti per sei mesi, senza possibilità di commercializzazione dei prodotti macellati. Speriamo che, a breve, lo decida anche il Piemonte". Secondo Ferrari, anche per le famiglie i disagi dovrebbero essere limitati perché "è buona consuetudine, a metà gennaio, con la festa di Sant'Antonio, abbattere il maiale per l'autoconsumo". Resta da capire che cosa fare con l'ingente quantitativo della carne macellata che, per ordinanza nazionale, non può uscire dalla zona infetta. "E' un prodotto che non ha mercato- spiega il responsabile del servizio veterinario di Alisa, l'azienda ligure sanitaria, Roberto Moschi-: si potrebbe pensare di darla in beneficenza perché non esiste alcun pericolo per l'uomo, ma sono valutazioni ancora da fare".

"Attenzione massima"

Sulla questione interviene anche il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri: "Sulla peste suina africana l'attenzione è massima. Bene ha fatto la Asl Toscana nord ovest ad anticipare le macellazioni nelle province di Massa e Carrara e Lucca. Rientra tutto nell'ottica di prevenzione e riduzione del rischio: parliamo di rischio perché ad oggi non ci sono casi in Toscana" e "la situazione è sotto controllo. È comunque giusto non sottovalutare il problema".

"Evitare allarmismi"

Per il presidente regionale di Fedagripesca-Confcooperative, Fabrizio Tistarelli, "è essenziale che la peste suina non prenda piede in Toscana e, allo stesso tempo, che nessuno si lasci andare agli allarmismi. Per questo facciamo un appello a tutti gli allevatori affinché continuino a collaborare con l'Asl, che sta già monitorando gli allevamenti. Dopo la pandemia Covid, il settore non può permettersi un'altra mazzata economica". In questo senso "bene ha fatto la Regione ad attivare l'unità di crisi e tutte le misure necessarie nella provincia di Massa Carrara". 

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