Peste suina, trovate carcasse nei boschi: i test sono risultati negativi

Si è tenuta domenica nel pontremolese la prima giornata di ricerca di cinghiali morti. Il sindaco Ferri: "Al momento nessun allarme"

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Scattata l’allerta per il possibile rischio di diffusione in Lunigiana della pesta suina africana (Psa), malattia virale che colpisce suini e cinghiali. Ma si tratta di una fase di monitoraggio e di prevenzione dopo il ritrovamento in Piemonte, nel Comune di Ovada, di un cinghiale morto positivo alla malattia. Attualmente non ci sono motivi di allarme, anche se la Regione Toscana ha emanato a scopo cautelativo un’ordinanza che dispone la sospensione dell’attività venatoria con l’ausilio del cane fino al 31 gennaio nella provincia di Massa Carrara. Nello stesso tempo è stata creata un’ Unità di crisi provinciale per far fronte ad ogni evenienza. Se n’è parlato ieri mattina alla conferenza dei sindaci della Società della Salute, tenuta da remoto, a cui hanno preso parte anche Armando Tognoni, direttore Unità operativa di sanità animale Asl Toscana nord ovest, e Gregorio Failla responsabile della problematiche dei selvatici.

"Abbiamo disposto che proseguano le verifiche, grazie all’Atc che con i cacciatori ha iniziato domenica a battere i boschi alla ricerca di eventuali resti di cinghiali - spiega il sindaco di Pontremoli Jacopo Ferri -. I campioni vengono poi inviati all’Istituto zooprofilattico per i test di verifica dell’eventuale positività alla Psa. Speriamo di non trovare animali contagiati. L’ordinanza regionale non è poi così restrittiva perché già la caccia al cinghiale era chiusa. L’Asl ha mandato anche ai sindaci materiale informativo da diffondere". "Al momento non c’ è allarmismo, dobbiamo rispettare le prescrizioni dell’ordinanza regionale - aggiunge la sindaca di Filattiera Annalisa Folloni -. Da noi la caccia al cinghiale era già chiusa, ma non in Garfagnana, possibile sino alla fine di gennaio. L’unica caccia ammessa è alla beccaccia, ma senza cane perché potrebbero diffondere il virus". "Ad oggi - tranquillizza Tognoni - il focolaio più vicino alla provincia di Massa Carrara è tra i 75 e gli 80 km in linea d’aria, una zona che potrebbe lambire i comuni di Zeri e Pontremoli. Tutti i focolai che al momento sono attivi si trovano all’interno tra le due autostrade che dalla Liguria portano in Piemonte. Questa non è una patologia che colpisce gli umani, ma solo i suini. Se la malattia si propaga da soggetto a soggetto, la progressione è tra i 20 e i 30 km l’anno. Purtroppo però non è detto che non avvenga così come è accaduto da altre parti, che sia portata dall’uomo perché le carni dei suini, anche se lavorate in salumi rimangono infette a lungo. Nel prosciutto crudo, per esempio, il virus rimane attivo, senza colpire l’uomo, per 300 giorni, nella carne congelata per anni. E’ più facile la malattia sia trasmessa tramite gli alimenti buttati via da persone che possono aver introdotto queste carni o salumi da nazioni dove la malattia è endemica come i paesi balcanici". Nella battuta boschiva di domenica sono state trovate carcasse. "Ma i test dell’ Istituto zooprofilattico di Roma sono negativi - conclude Tognoni -. Nelle province di Massa Carrara e Lucca c’è stato un rafforzamento dei controlli degli allevamenti semibradi di suini". L’Asl raccomanda a tutti gli utilizzatori del bosco che dovessero imbattersi in carcasse di cinghiale di contattare subito i numeri 0187 462407 (ore 8-13.30) Ufficio Lunigiana; oppure i centralini ospedalieri di Pontremoli 0187 4621, Massa 0585-4931, Fivizzano 0585 9401.

Natalino Benacci