REDAZIONE FIRENZE

Maati, insulti all’autista del bus indagato per omissione di soccorso. Cobas: “Lasciato solo, ora bersaglio di tutti”

Il sindacato: offese nei confronti del conducente dell’autobus sul quale stava salendo Maati Moubakir, il 17enne ucciso a Campi Bisenzio. “Si è trovato in un contesto pericoloso. Le cabine chiuse permetterebbero agli autisti di chiamare il 112 senza timore di aggressioni”

Il bus 30 sul quale stava salendo Maati Moubakir (nel riquadro una sua gigantografia), il 17enne ucciso nella notte del 29 dicembre 2024 a Campi Bisenzio (foto Germogli)

Il bus 30 sul quale stava salendo Maati Moubakir (nel riquadro una sua gigantografia), il 17enne ucciso nella notte del 29 dicembre 2024 a Campi Bisenzio (foto Germogli)

Firenze, 19 giugno 2025 – “È giusto che paghi”, “nemmeno le bestie si comportano così”, “gli sta bene”. Sono solo alcuni dei commenti che si possono leggere sui social in merito alla notizia della indagine per omissione di soccorso nei confronti dell’autista del bus 30, quello sul quale stava salendo Maati Moubakir, il 17enne ucciso la notte del 29 dicembre 2024 a Campi Bisenzio. Secondo quanto emerso, il conducente dell’autobus, un 31enne fiorentino dipendente di Autolinee Toscane, avrebbe assistito alla scena tramite le telecamere di bordo ma non avrebbe allertato il 112 né le autorità. La notizia dell’autista indagato ha dato il via a una valanga di insulti e attacchi personali nei confronti del 31enne. A prendere posizione è il sindacato Cobas che in un comunicato denuncia la gogna mediatica in cui è finito il lavoratore di Autolinee Toscane. 

"Duole vedere riaperta una ferita ancora sanguinante nella comunità locale – si legge nel comunicato – a causa dell’attenzione data a un articolo della stampa, che riprende un’indagine sull’autista, accusato di omissione di soccorso, e che ha scatenato insulti e offese sui social network. È importante sottolineare che da tempo segnaliamo situazioni di illegalità a bordo dei mezzi pubblici, in particolare sulle linee 30 e 35 nelle ore notturne e nei fine settimana. Spesso a pagare le conseguenze sono i conducenti e gli utenti, mentre l’indifferenza prevale. Abbiamo ripetutamente chiesto all’azienda di dotare le cabine di guida di chiusure complete per proteggere gli autisti, che sono anche responsabili della sicurezza dei passeggeri”. 

Per il sindacato i sistemi di protezione come le cabine chiuse permetterebbero “agli autisti di contattare le forze dell’ordine senza timore di aggressioni, offrendo al contempo un rifugio sicuro agli utenti in situazioni di pericolo”. “Abbiamo richiesto – sottolineano ancora – che venga sviluppato un protocollo di comportamento per gli autisti, oltre a creare un canale diretto con le forze dell’ordine per garantire un rapido intervento nel trasporto pubblico, evitando attese eccessive”. 

Un ritrovo per Maati Moubakir. Al centro la madre (Foto Gasperini / Germogli)
Un ritrovo per Maati Moubakir. Al centro la madre (Foto Gasperini / Germogli)

Il sindacato denuncia che provvedimenti concreti da parte dell’azienda non sono stati presi e che prima di esprimere un giudizio sull’autista bisogna considerare il “contesto pericoloso” in cui si è trovato a lavorare. “Solo dopo aver considerato tutti gli attori coinvolti, potremo valutare il comportamento dell’autista, tenendo presente che una sua reazione avrebbe potuto alterare il tragico esito di quel giorno. Condannare l’autista non restituirà la vita al giovane né porterà giustizia”, conclude il sindacato. 

Maati Moubakir, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, quella notte del 29 dicembre 2024 è stato inseguito dal branco e ucciso per un errore di persona. La Procura fiorentina ha chiesto il giudizio immediato per cinque dei sei indagati: Diego Voza, 18 anni, il fiorentino Denis Alexander Effa Ekani, 22 anni, Denis Mehmeti, 20 anni, il pratese Ismail Arouii, 20, Francesco Pratesi, 18 anni, anche lui fiorentino. Per i cinque indagati, sottoposti a misura cautelare dal gennaio scorso, l'accusa è di concorso in omicidio volontario aggravato dall'aver agito per futili motivi e con crudeltà, per la particolare efferatezza dell'azione criminosa. Per un sesto ragazzo, assistito dall'avvocato Vittorio Sgromo, il pm Antonio Natale ha chiesto l'archiviazione.

Tutto accadde dopo una serata in discoteca. Un alterco avvenuto proprio all’interno del locale avrebbe scatenato la violenza. Il litigio tra una ragazza e un giovane. Quest’ultimo sarebbe stato “accusato” dalla stessa ragazza di essere l’autore del furto della sua sigaretta elettronica. Furto che sarebbe avvenuto l’estate precedente. Questo ragazzo avrebbe poi sputato in faccia alla giovane per poi dileguarsi. Tra gli amici della ragazza sarebbe partito un flusso di ricerche e telefonate per individuare il responsabile. Alla fine è stato individuato Maati, che però non c’entrava nulla. Ma la violenza nei suoi confronti era già partita. Prima ai portici vicino alla discoteca, dove è avvenuta la prima fase della cruenta aggressione con i coltelli. Poi quella sul bus, dove Maati, già gravemente ferito, è riuscito a salire ma poi avrebbe ricevuto il fendente al cuore.