LORENZO OTTANELLI
Cronaca

Le donne speciali di Genovesi: "Vite normali che lasciano il segno"

Lo scrittore protagonista a La città dei lettori sabato sera con il libro ‘Mie magnifiche maestre’ "Nei romanzi le tracce che non registra la Storia. La mia Forte dei Marmi? E’ lo specchio del Paese".

Tante donne, tutte insegnanti. Di vita. È questo il tributo che Fabio Genovesi fa a nonne, zie, amiche e conoscenti con ‘Mie magnifiche maestre’ (Mondadori, 2025). "Stavo scrivendo altro, poi questo libro si è scritto da solo, quando mi sono reso conto che da lì a una settimana avrei compiuto 50 anni", racconta l’autore di Forte dei Marmi che sabato sera alle 21 presenta il romanzo a La città dei lettori a Villa Bardini (ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria su www.lacittadeilettori.it). Una presentazione "speciale – sottolinea – perché mi piace l’oralità. A La città dei lettori, poi, il pubblico è caldo".

Genovesi, perché un romanzo tutto al femminile?

"Non l’ho scelto, è successo. Ho iniziato a sognare queste donne che ci sono sempre state. Sono tornate nei sogni, dopo che sono morte. Così ho iniziato a scriverle".

Donne con vite minime che raccontano un luogo e un periodo.

"Spesso si raccontano donne che per prime hanno fatto qualcosa: la prima aviatrice, la prima fotografa… tutte ricche. E questo può essere un messaggio pericoloso. Perché è come dire alle ragazze che possono diventare come quella donna, ma non come la madre casalinga. Queste donne hanno avuto vite difficili e meno opportunità, ma hanno fatto cose grandi. La Storia non ne ha sensibilità, ma i romanzi sì".

Tra loro c’è Isolina. Ce la racconta brevemente?

"Isolina è vissuta a inizio Novecento piena di soddisfazioni perché non ha accettato di star male. Lei ha avuto il coraggio di dire: ‘no, non lo voglio’ e le è andata bene".

Benedetta, invece, è una ragazza bellissima, ma la bellezza non la salva.

"Siamo in un periodo storico in cui le droghe hanno fatto tante vittime e lei è una di queste. Mi ha insegnato come la vita possa essere bella nell’imperfezione. Le cicatrici e le ferite danno senso alla vita. La perfezione, invece, è finzione".

Lei racconta Forte dei Marmi. Com’è cambiato?

"Enormemente. Quando sento parlare male di Forte dei Marmi sorrido, perché è lo specchio del Paese. Qui sono sempre venuti i ricchi e i potenti. Quelli di oggi sono cafoni, ma penso sia sempre stato così. Ora, però, sono più vistosi, sempre più ricchi e meno numerosi. E poi vedi quello che sognano le persone: l’esclusivo, che non ha niente di positivo, perché esclude. I ricchi fanno cose tamarre ma quello che spaventa sono i poveri e i meno poveri che vivono nel sogno fittizio di essere un giorno così".

Era anche la paura di Pasolini. "Pasolini ha detto cose profonde ed è attuale perché noi siamo sempre uguali. A Forte dei Marmi fa tristezza chi viene ad ammirare i ricchi. È bello invece chi ne è indifferente".

Lorenzo Ottanelli