Tante donne, tutte insegnanti. Di vita. È questo il tributo che Fabio Genovesi fa a nonne, zie, amiche e conoscenti con ‘Mie magnifiche maestre’ (Mondadori, 2025). "Stavo scrivendo altro, poi questo libro si è scritto da solo, quando mi sono reso conto che da lì a una settimana avrei compiuto 50 anni", racconta l’autore di Forte dei Marmi che sabato sera alle 21 presenta il romanzo a La città dei lettori a Villa Bardini (ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria su www.lacittadeilettori.it). Una presentazione "speciale – sottolinea – perché mi piace l’oralità. A La città dei lettori, poi, il pubblico è caldo".
Genovesi, perché un romanzo tutto al femminile?
"Non l’ho scelto, è successo. Ho iniziato a sognare queste donne che ci sono sempre state. Sono tornate nei sogni, dopo che sono morte. Così ho iniziato a scriverle".
Donne con vite minime che raccontano un luogo e un periodo.
"Spesso si raccontano donne che per prime hanno fatto qualcosa: la prima aviatrice, la prima fotografa… tutte ricche. E questo può essere un messaggio pericoloso. Perché è come dire alle ragazze che possono diventare come quella donna, ma non come la madre casalinga. Queste donne hanno avuto vite difficili e meno opportunità, ma hanno fatto cose grandi. La Storia non ne ha sensibilità, ma i romanzi sì".
Tra loro c’è Isolina. Ce la racconta brevemente?
"Isolina è vissuta a inizio Novecento piena di soddisfazioni perché non ha accettato di star male. Lei ha avuto il coraggio di dire: ‘no, non lo voglio’ e le è andata bene".
Benedetta, invece, è una ragazza bellissima, ma la bellezza non la salva.
"Siamo in un periodo storico in cui le droghe hanno fatto tante vittime e lei è una di queste. Mi ha insegnato come la vita possa essere bella nell’imperfezione. Le cicatrici e le ferite danno senso alla vita. La perfezione, invece, è finzione".
Lei racconta Forte dei Marmi. Com’è cambiato?
"Enormemente. Quando sento parlare male di Forte dei Marmi sorrido, perché è lo specchio del Paese. Qui sono sempre venuti i ricchi e i potenti. Quelli di oggi sono cafoni, ma penso sia sempre stato così. Ora, però, sono più vistosi, sempre più ricchi e meno numerosi. E poi vedi quello che sognano le persone: l’esclusivo, che non ha niente di positivo, perché esclude. I ricchi fanno cose tamarre ma quello che spaventa sono i poveri e i meno poveri che vivono nel sogno fittizio di essere un giorno così".
Era anche la paura di Pasolini. "Pasolini ha detto cose profonde ed è attuale perché noi siamo sempre uguali. A Forte dei Marmi fa tristezza chi viene ad ammirare i ricchi. È bello invece chi ne è indifferente".
Lorenzo Ottanelli