CARLO CASINI
Cronaca

L’azienda e gli animali: "Una grande donna"

Lo sfogo della donna che ha trovato la figlia riversa in una pozza di sangue, a lei sono state affidate le nipoti "La disgrazia è avvenuta, non si può cancellare. Dobbiamo attendere e sperare che Sofia sopravviva".

Lo sfogo della donna che ha trovato la figlia riversa in una pozza di sangue, a lei sono state affidate le nipoti "La disgrazia è avvenuta, non si può cancellare. Dobbiamo attendere e sperare che Sofia sopravviva".

Lo sfogo della donna che ha trovato la figlia riversa in una pozza di sangue, a lei sono state affidate le nipoti "La disgrazia è avvenuta, non si può cancellare. Dobbiamo attendere e sperare che Sofia sopravviva".

FIRENZE "Ormai la tragedia è avvenuta, non si può tornare indietro. Non rimane che attendere e sperare che mia figlia sopravviva". Scorre rabbia nella voce di Simonetta, la mamma di Sofia. La figlia è in gravissime condizioni all’ospedale di Careggi, mentre il genero si trova in carcere a Sollicciano, accusato di tentato omicidio. "Queste persone devono essere controllate – tuona la donna –, devono essere in regola per poter vivere in Italia. Altrimenti succedono queste disgrazie".

È stata la prima a soccorrere sua figlia agonizzante, dopo aver sentito le urla. Non si scorderà mai di quei terribili momenti e quando proviamo a chiederle perché secondo lei il 45enne ha compiuto un gesto simile, ci risponde: "Non posso dire niente, dobbiamo solo aspettare adesso".

Nel frattempo, emergono nuovi dettagli inquietanti sulla vicenda. In un audio che abbiamo potuto ascoltare, si sente la registrazione di uno dei tanti litigi avvenuti tra la coppia. "Vai via, vai via", urla in modo straziante una voce di donna. Nelle ultime settimane, stando a quanto si apprende, le frizioni tra i due si erano intensificate. E la donna, ad alcuni amici, aveva confessato la volontà di "separarsi dall’uomo".

Intanto, dal piano inferiore di una delle case del complesso immerso nelle colline di Fiesole, salgono le voci delle due figlie piccole. Sono con la tata. A due passi dal cancello di entrata della villetta principale, il sangue a terra è diventato marrone. Si è rappreso sotto il nastro che riporta la scritta "carabinieri". Lì Sofia è stata assalita. Ha lottato contro il marito, ha tentato la fuga, poi è stramazzata al suolo.

"Io in quel momento non ero presente – ci spiega uno dei collaboratori assunto nell’azienda agricola della vittima, che preferisce rimanere anonimo –, sono stato chiamato dalla mamma e mi sono subito precipitato qui. Siamo senza parole, è una bravissima donna, le devo molto". Anche lui vive in una delle dependance dell’immobile. Conosce da tempo la coppia, e mai pensava di potersi trovare in una situazione del genere. "Litigavano spesso - ammette –, ma non mi ricordo di episodi di violenza. Lui era molto ossessivo, soprattutto su come veniva gestita la vita delle due figlie: non accettava come lei le vestiva e non voleva che guardassero la televisione".

Problemi economici, invece, pare non ci fossero. Sofia si divide tra la fattoria a casa e un lavoro a Prato. Mentre il marito, dopo due impieghi in altrettante aziende agricole, tirava avanti con dei lavoretti. "Non so perché quella notte hanno discusso – conclude l’uomo –, non era una novità sentirli urlarsi contro. Vorrei essere stato qui per bloccarlo e difendere Sofia, lei mi ha accolto come uno di famiglia e mi ha permesso di ricongiungermi con i miei cari".

Poco distante da noi, un’amica di Sofia è indaffarata in operazioni di giardinaggio. "Ho avuto poco a che fare con lui – spiega –, non aiuta nell’azienda di Sofia. La conosco da tanti anni, è una disgrazia. Le loro sono culture distanti e delle tensioni ci sono sempre state".

Pie.Meca