REDAZIONE FIRENZE

Capelli bianchi ma ancora al lavoro: Firenze scopre la “senilizzazione” delle imprese

Sempre meno giovani e sempre più over 60 tra artigiani e commercianti. Cna: “Serve un cambio di rotta per garantire il futuro produttivo del territorio”

Lorenzo Cei e Francesco Amerighi

Lorenzo Cei e Francesco Amerighi

Firenze, 17 luglio 2025 – A Firenze l’impresa non va in pensione. Anzi, sempre più imprenditori restano al timone anche con i capelli bianchi. È la “senilizzazione del lavoro”, un fenomeno in rapida espansione che racconta di un sistema produttivo locale dove l’età pensionabile è diventata solo un numero. A confermarlo è l’ultima indagine condotta dall’area studi e ricerche di Cna Firenze Metropolitana, basata su dati Inps, che fotografa un’inversione generazionale preoccupante.

Under 35 in caduta libera, boom di over 60

Negli ultimi dieci anni, a Firenze, gli imprenditori artigiani under 34 sono dimezzati, passando dal 13% al 6,5% del totale. Il calo è drastico in tutte le fasce giovanili: -63% tra gli under 24, -60% tra i 25-34enni e -28% tra i 35-59enni. Al contrario, crescono sensibilmente gli imprenditori senior: +34% tra i 60-69 anni, +23% per gli over 70. Oggi gli artigiani con più di 60 anni sono quattro volte gli under 35 (8.037 contro 1.970).

Trend simile anche nel settore del commercio: nello stesso periodo, i titolari under 24 sono diminuiti del 29%, così come i 25-34enni e i 35-59enni (entrambi -29% e -20%). A crescere invece sono stati i commercianti over 60, con un balzo del +37% nella fascia 60-69 e +36% oltre i 70 anni.

Nel complesso, oltre il 28% degli artigiani e commercianti fiorentini in attività ha un’età da pensione.

Perché si resta in campo dopo i 65 anni

Le cause di questa “longevità imprenditoriale” sono diverse. Innanzitutto, l’invecchiamento demografico: nella sola Città Metropolitana di Firenze si contano oltre 260mila ultra 65enni, pari al 26,5% dei residenti (dati Istat 2025). Ma c’è anche una salute mediamente migliore rispetto al passato, la necessità di integrare pensioni basse, la pressione dell’inflazione e la volontà di sostenere economicamente figli e nipoti. Non meno importante è il fattore emotivo e culturale: molti imprenditori restano attivi per non abbandonare l’impresa che hanno costruito con fatica. “Spesso restano al timone per non ‘ammazzare’ la creatura a cui hanno dedicato la vita”, spiega Francesco Amerighi, presidente di Cna Firenze Metropolitana.

Ma il ricambio generazionale è vitale.

“Se vogliamo assicurare continuità al nostro sistema produttivo – afferma Lorenzo Cei, direttore generale di Cna Firenze – il ricambio generazionale non può più attendere. Non è solo una questione anagrafica, è una condizione vitale per la sopravvivenza delle imprese”.

Per questo Cna lancia una serie di proposte per invertire la rotta: ripristino di incentivi per i giovani imprenditori, come la riduzione del 50% dei contributi previdenziali Inpsper i primi due anni (una misura che aveva dato buoni risultati nei primi anni 2000); programmi di mentoring e formazione specifica per accompagnare i passaggi generazionali; maggiore accesso al credito, semplificazione burocratica e creazione di un ambiente imprenditoriale favorevole ai giovani. E, ovviamente, salvare le competenze prima che vadano perdute

“Senza misure strutturali, rischiamo che interi mestieri vadano perduti, insieme a un patrimonio di competenze, tradizioni e identità locale”, avverte Amerighi.

Un ruolo strategico può giocarlo anche Ebret, l’Ente bilaterale dell’artigianato toscano, che offre contributi ai titolari che intendono cessare l’attività e a chi è pronto a subentrare nell’impresa.

Cna punta inoltre alla valorizzazione del “genius loci”: bandi dedicati e linee guida per sostenere le botteghe artigiane nelle aree storiche urbane possono stimolare la nascita di nuove imprese, promuovere filiere corte e sostenibili e rilanciare l’identità produttiva dei quartieri. “Serve una visione – conclude Cei – che tenga insieme tradizione, innovazione e territorio”.