REDAZIONE FIRENZE

L’Appello sui pestaggi a Sollicciano. Chieste nove condanne: "Ci fu tortura per un detenuto"

La Procura Generale va dritta: la pena più alta per l’ispettrice capo della polizia penitenziaria. In primo grado il giudice aveva riqualificato il reato in lesioni gravi. Tra sette giorni si torna in aula.

Il procuratore. Ettore Squillace Greco ha chiesto la condanna per 9 imputati

Il procuratore. Ettore Squillace Greco ha chiesto la condanna per 9 imputati

Al processo d’appello in abbreviato per i presunti pestaggi nel carcere fiorentino di Sollicciano, il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto la condanna per i nove imputati, tra cui una ispettrice capo e otto agenti di penitenziaria, a vario titolo per lesioni gravi e per tortura. Le pene richiesta vanno da 5 anni e 7 mesi a 3 anni e 10 mesi.

Al centro del procedimento, le due presunte aggressioni a un detenuto marocchino e a un recluso italiano, rispettivamente nel 2018 e nel 2020, anche nell’ufficio della ispettrice capo, a seguito di contrasti maturati con gli agenti della penitenziaria.

La procura aveva contestato ai nove imputati – difesi dagli avvocati Filippo Cei e Luca Maggiora –, a vario titolo, il reato di tortura, falso e calunnia. La gip Silvia Romeo nel 2022, aveva invece riqualificato il reato di tortura in lesioni gravi per otto imputati, e assolto tutti dall’accusa di falso e da quella di calunnia la ispettrice capo.

Per il giudice, insomma, non furono torture quelle perpetrate ai danni di due detenuti del penitenziario fiorentino, ma episodi certo non edificanti ma non ripetitivi e crudeli. La sentenza è stata impugnata dalla pm Christine von Borries.

Ieri al processo d’appello, il procuratore generale Squillace Greco ha sollecitato, in relazione al pestaggio del detenuto marocchino, la condanna per tortura, mentre per l’aggressione al recluso italiano ha chiesto la condanna per lesioni.

L’inchiesta esplose nel gennaio 2020, con l’arresto della ispettrice, un agente e un assistente capo. Per altri sei agenti, scattarono le misure interdittive. Al centro dell’inchiesta, tre presunti pestaggi, avvenuti tra il 2018 e il 2020.

Nell’ufficio dell’ispettrice sarebbe avvenuto il più violento degli episodi contestati, il 27 aprile 2020, vittima un detenuto marocchino, colpevole di aver protestato insultando un agente.

L’uomo sarebbe stato portato nell’ufficio e poi, davanti all’ispettrice, picchiato da sette agenti con pugni e calci fino a lasciarlo a terra senza fiato e procurandogli la frattura di due costole.

Prima di essere portato in infermeria, sarebbe stato inoltre condotto in una stanza di isolamento, costretto a togliersi i vestiti e lasciato nudo per alcuni minuti per umiliarlo.

P.M.