REDAZIONE FIRENZE

La rivolta di caddy e risciò. Piazza della Signoria occupata: "No alla stretta del Comune"

Decine sotto Palazzo Vecchio contro le nuove regole che prevedono 24 navette in area Unesco. Oltre due ore di tensione, arrivano Digos e carabinieri. La giunta tira dritto: oggi la delibera.

Tensione davanti all’ingresso di Palazzo Vecchio, con il comandante. e la dirigente della Municipale, Passaretti e Bencini, a. mediare

Tensione davanti all’ingresso di Palazzo Vecchio, con il comandante. e la dirigente della Municipale, Passaretti e Bencini, a. mediare

di Antonio Passanese

Piazza della Signora, ore 13.45. Un pomeriggio rovente, non solo per il sole che picchia sui lastricati, ma anche per la protesta esplosa nel cuore della città. Oltre cinquanta golf car, risciò e caddy – quelli che ogni giorno trasportano migliaia di turisti stanchi e sudati per le strade del centro – si radunano tra il Biancone e via de’ Gondi. Non una manifestazionesilenziosa, ma un blocco vero e proprio: clacson suonati a raffica, sirene, urla. Una rabbia sorda contro il nuovo regolamento comunale che punta a bandirli dall’area Unesco. Lo scenario è surreale: la piazza, solitamente affollata da visitatori curiosi, si trasforma in un teatro di tensione. I mezzi elettrici occupano lo spazio davanti a Palazzo Vecchio, sbarrando l’ingresso, mentre intorno si raccolgono decine di addetti del settore turistico, molti dei quali temono che, con le nuove norme, perderanno il proprio posto di lavoro.

C’è chi mostra le licenze, chi stringe i pugni e chiede "di poter continuare a lavorare". Alcuni sono agitatissimi, alzano i toni, altri sussurrano frasi inquietanti: "Mettiamo a ferro e fuoco il Comune", dice uno. "Blocchiamo i viali fino a quando la sindaca non ci ascolterà", rilancia un altro. A tenere la situazione sotto controllo arrivano decine di agenti della Polizia municipale, poi i carabinieri e infine la Digos. Alcuni militari, in tenuta anti sommossa, stazionano silenziosi a bordo piazzo, pronti a intervenire se la situazione dovese degenerare. Per fortuna, il presidio delle forze dell’ordine riesce a evitare il peggio.

Dopo una lunga trattativa tra i manifestanti, un ispettore della Digos e il comandante della Municipale Francesco Passaretti, il blocco inizia lentamente a sciogliersi. I mezzi si allontanano uno dopo l’altro, tra mugugni e sguardi preoccupati: solo quattro golf car restano davanti all’ingresso di via de’ Gondi come sentinelle di una protesta che non si spegne. "Ma bisogna pur lavorare, non si possono annullare tutti i tour di oggi (ieri, ndr)", ragiona il responsabile di un’agenzia viaggi. Nel frattempo, dentro palazzo Vecchio è in corso una riunione urgente tra gli assessori Jacopo Vicini e Andrea Giorgio, autori della delibera contestata.

Un incontro tecnico ma anche politico per tentare di smussare gli angoli di un regolamento destinato a cambiare radicalmente la circolaszione turistica in città. Ma al termine del vis a vis gli intenti dell’amministrazione, decisa a governare un fenomeno oramai ingestibile, non cambiano. La delibera questa mattina sarà in giunta e verrà approvata. Il 28 luglio, invece, arriverà in Consiglio comunale per il definitivo via libero. A settembre, infine, l’entrata in vigore.

Il blocco di piazza della Signoria dura circa due ore e mezzo. Un tempo lungo, teso, durante il quale Firenze ha trattenuto il fiato. E con golf car, caddy e risciò stretti l’uno accanto all’altro, paralizzando l’accesso al cuore pulsante del potere cittadino. Con i turisti a osservare increduli e le forze dell’ordine a contenere le frizioni.

Ma i manifestanti non hanno alcuna intenzione di arrendersi. Dietro le quinte, infatti, già si muove la macchina legale: diversi operatori hanno confermato di aver preso contatto con uno studio legale per impugnare il nuovo regolamento davanti al Tar. Nel mirino c’è soprattutto la modalità di assegnazione dei 24 nulla osta, considerata troppo restrittiva e discriminatoria.

Secondo chi contesta, limitare a soli due percorsi e a un numero così esiguo di mezzi autorizzati significherebbe tagliare fuori decine di attività già avviate, in una città dove la concorrenza è cresciuta rapidamente. I tracciati stabiliti dagli assessori Vicini e Giorgio, che lambiscono l’area Unesco senza attraversarla, vengono visti come una ghettizzazione forzata, che toglierebbe visibilità e clientela a chi oggi lavora nel cuore del centro. L’ipotesi del ricorso è quindi concreta e potrebbe aprire un nuovo fronte di scontro tra le aziende del turismo e Palazzo Vecchio.