ANTONIO PASSANESE
Cronaca

La guerra dei ’Santa’: "Uno sgarbo, ma è finita. Presto aperti più a lungo"

Dimitri Kunz d’Asburgo: nuovo nome al locale dopo la battaglia legale con Fratini "Noi i primi a pubblicizzare il progetto, ma accetto l’ordinanza e non serbo rancore".

Dimitri Kunz d’Asburgo con la ministra Daniela Santanchè, sua compagna

Dimitri Kunz d’Asburgo con la ministra Daniela Santanchè, sua compagna

Dopo il verdetto del tribunale di Firenze che lo obbliga a dire addio al nome Santhouse per il suo locale al Piazzale Michelangelo (l’ex discoteca Flo’), Dimitri Kunz d’Asburgo rompe il silenzio. Il ricorso è stato presentato dal Gruppo Fratini, storico proprietario del marchio Santa, che ha ottenuto dal giudice un’ordinanza chiara: troppa somiglianza, il nome va cambiato, pena una multa salata. L’imprenditore – noto anche per essere il compagno della ministra Daniela Santanchè – ha già provveduto a modificare l’insegna in Sahouse, pur non nascondendo il fastidio: "È stato uno sgambetto, ma non porto rancore". Intanto, guarda avanti: annuncia che il club dal prossimo anno non chiuderà con l’estate, ma resterà aperto anche nei mesi più freddi. E racconta i retroscena e i suoi progetti futuri.

Come ha accolto l’ordinanza che le impone di non utilizzare più il nome Santahouse?

"L’ho accolta molto bene. Nel senso che accetto ciò che dice il giudice pur non condividendo le risoluzioni perché la verità è un’altra. Mi rendo conto che il magistrato avrà applicato la legge nei termini che riteneva opportuni. Quindi la rispetto".

Quale sarebbe l’altra verità?

"Il progetto Santahouse era già pubblico lo scorso 11 aprile su Istagram, tutta Firenze ne era a conoscenza ma la registrazione del Gruppo Fratini risale a quasi un mese dopo: il 6 maggio. Mentre noi curavamo l’immagine del logo, i partner e la grafica non ci siamo preoccupati di tutto il resto. Oltretutto avevamo fatto delle verifiche, constatando che il nostro marchio non era stato mai registrato. I Fratini avevano registrato solo ‘Santa Cocktail bar’, quindi io mi sono sentito tranquillo e sereno, certo di non danneggiare nessuno e di poter dedicare il locale alla mia fidanzata Daniela Santanché. E’ stata un’operazione trasparente, e sinceramente lo sgarbo da parte di Fratini (Giulio, ndr) non me l’aspettavo. Ma non è un problema: abbiamo già apportato tutte le correzioni al brand. Ora ci chiamiamo Sahouse: non serbiamo rancore e andiamo avanti".

In seguito a questa ordinanza teme ripercussioni economiche?

"Solo nei termini in cui ha previsto il giudice, per il resto nessuna ripercussione".

Qual è il suo progetto per il futuro? Il Sahouse resterà aperto anche d’inverno?

"Il nostro locale ha un’autorizzazione stagionale. Quest’anno, visto che i lavori sono terminati tardi, non abbiamo potuto conseguire un’autorizzazione paesaggistica completa. Lo faremo nel 2026. L’obiettivo è restare aperti il più possibile. Faremo anche ristorazione insieme al Momoyama, che ha da poco chiuso in Borgo San Frediano. Abbiamo già avviato una collaborazione e ci stiamo lavorando bene. Oltretutto constatiamo un riscontro positivo da parte dei fiorentini. A fine serata, invece, ci trasformeremo in un light club elegante, sofisticato. Questo è il nostro progetto nel lungo termine".

Kunz d’Asburgo, intende proseguire in qualche modo la battaglia legale con i Fratini o preferisce voltare pagina?

"Assolutamente no, voltiamo pagina con grande gioia. Daniela sa che il Sahouse è dedicato a lei e quindi la sostanza non cambia. Anzi, quanto accaduto mi ha aiutato a dare più pubblicità alla mia dedica. Credo di averla fatta felice ugualmente".

La scelta del Santhouse, oltre a essere legata alla sua fidanzata, è stata una leggerezza o una provocazione calcolata?

"Nessuna provocazione. Con quel ‘Sant’ non c’era alcun riferimento al Fratini. Oltretutto c’è un altro locale, famoso in tutta Italia, che si chiama Santo. Ripeto: noi facciamo ristorazione, i nostri competitor hanno un bar. Fratini ha registrato il Santa house il 6 maggio ma solo perché ha visto me. Ho fatto tutto in maniera corretta e mai mi sarei aspettato uno sgambetto del genere. Diciamocelo tra noi, quanto accaduto non è molto elegante. Adesso però c’è una sentenza che noi rispettiamo".