OLGA MUGNAINI
Cronaca

Il David di Donatello a Cantini Parrini: "Da Firenze pochi riconoscimenti"

Il costumista, premiato per il film su Maria Antonietta, lavora in tutto il mondo con i più grandi registi "Nonna Silvana era una sarta: sono cresciuto in quel mondo favoloso, fra macchine da cucire e filati".

Il fiorentino Massimo Cantini Parrini protagonista ai David di Donatello

Il fiorentino Massimo Cantini Parrini protagonista ai David di Donatello

In nove anni ha portato sei “David di Donatello“. L’altra sera l’ultimo, per i costumi del film “Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta“, diretto da Gianluca Jodice, pellicola premiata anche per la miglior scenografia.

Massimo Cantini Parrini, fiorentino doc, che non ha mai tagliato il cordone ombelicale con la sua città, da decenni lavora in tutto il mondo con i più grandi registi italiani e stranieri, da Ettore Scola a Matteo Garrone, da Joe Wright a Michael Mann. Del resto, ha studiato con i più bravi: è stato allievo di Piero Tosi al corso di costume, ha lavorato alla sartoria Tirelli, per esordire poi nel cinema, accanto alla costumista premio Oscar Gabriella Pescucci. E anche Cantini Parrini ha già ottenuto ben due nomination dell’Academy.

Massimo, qual è l’aspetto fondamentale del suo lavoro? "Il costume aiuta sempre l’attore a entrare nel ruolo e inoltre spiega la psicologia stessa del personaggio. Sopratutto in questo caso, in cui l’abito doveva prima raccontare l’opulenza di Versailles e poi diventare uno strato di cipolla che si spoglia per finire con la prigionia dei protagonisti, quasi nudi, privati di tutto".

Tra i tanti, lei ha lavorato spesso con Matteo Garrone. "Sì, oltre al David di Donatello per il “Il racconto dei racconti“ , ho vinto anche l’European Film Awardsl di fatto l’Oscar Europeo, per “Dogman“. Matteo Garrone ha una cultura visiva molto alta, simile alla mia e quindi lavorare insieme è sempre stato bello. Ma devo dire che ho avuto un ottimo rapporto anche con tutti gli altri registi. Ogni volta è stata un’occasione per crescere, progredire".

Lei ha studiato alla scuola d’Arte di Porta Romana, al Polimoda, e poi all’Università di Firenze. Insomma, è una gloria tutta cittadina. "Sì, ho studiato a Firenze, ma non è che poi Firenze tenga la gloria delle persone che hanno portato il nome della città nel mondo..."

Del resto il povero Dante insegna da questo punto di vista... "No, è che i fiorentini sono rimasti fermi a Dante e alla Cupola, il resto non esiste: Zeffirelli, Piero Tosi, Anna Anni, Elena Mannini...ma ci sono tantissimi personaggi, e io parlo del mio ambiente che è il cinema, ma si potrebbe parlare anche dell’arte, che sono stati completamente dimenticati o mai ricordati. Detto ciò, sì ho studiato a Firenze ed è stato importante perché è una città che ti forma. Però dalla mia città ho ricevuto ben poche “riconoscenze“".

Insomma, Firenze matrigna. Invece fondamentale per la sua carriera è stata la nonna. "Esatto. Mia nonna Silvana era una sarta. Io sono cresciuto in quel mondo affascinante, fra i rumori della macchina da cucire, i colori dei fili, il chiacchiericcio delle donne in pomeriggi passati con loro fra i manichini. E poi essendo un bambino ero al centro delle loro attenzioni e mi sentivo importante in mezzo a quel gineceo meraviglioso".

Adesso dove vive? "Vivo a Roma per motivi di lavoro e non mi sarei mai spostato se non fosse stato necessario. Quando posso torno a Firenze, che rimane il mio rifugio, un amore che non finisce, dove resta la maggior parte dei miei affetti".