REDAZIONE FIRENZE

Il caso ’cubo nero’. Incontro in tempi brevi per discutere del colore

Funaro proverà a chiedere alternative al tavolo con Soprintendenza e Hines. La proprietà per ora in silenzio, ma sarebbe disponibile al confronto.

Funaro proverà a chiedere alternative al tavolo con Soprintendenza e Hines. La proprietà per ora in silenzio, ma sarebbe disponibile al confronto.

Funaro proverà a chiedere alternative al tavolo con Soprintendenza e Hines. La proprietà per ora in silenzio, ma sarebbe disponibile al confronto.

Quel cubo bianconero che svetta su corso Italia, nato sulle ceneri dell’ex Teatro Comunale, è ormai diventato il simbolo del dibattito architettonico e urbano che da due settimane infiamma Firenze. E proprio per affrontare il caso – che ha assunto dimensioni politiche, mediatiche e anche giudiziarie – la sindaca avrà a breve un incontro ufficiale con la Soprintendenza e con Hines, la società proprietaria del complesso immobiliare. Obiettivo: cercare una via d’uscita condivisa, almeno sul piano estetico.

L’unico tema che sarà affrontato è quello del colore. Perché, come confermano anche da Palazzo Vecchio, i volumi dell’edificio sono legittimi: dai 21 mila metri quadri inizialmente previsti si è scesi a poco meno di 15 mila, rientrando nei limiti del piano attuativo. Eppure è proprio quella ’scatola’ scura, rivestita di lastre di alluminio color bronzo (che alla luce del sole appaiono nere), a rappresentare per molti uno sfregio allo skyline della città. Ma la sindaca Sara Funaro e l’assessora all’Urbanistica Caterina Biti, dal punto di vista formale, hanno margini di manovra limitati. Il secondo progetto è stato approvato nel 2020 con il parere favorevole degli uffici di piazza Pitti. Ma l’amministrazione – sotto pressione anche per l’indignazione montante – ha deciso di avviare una sorta di moral suasion nei confronti di Hines, a cui proverà a chiedere di valutare eventuali soluzioni migliorative, a partire da una possibile sostituzione delle lastre esterne o da una loro finitura diversa, meno impattante.

Per ora, la posizione di Hines è di massimo riserbo. Nessun commento ufficiale, nessuna apertura formale. Ma secondo fonti vicine alla proprietà, non si escluderebbe la disponibilità a un incontro per parlare di una possibile revisione del colore del ’cappotto’. Chiaramente sarebbe una soluzione che il colosso texano dovrebbe accollarsi in termini di spese: dovrebbe essere cioè un gesto spontaneo, in quanto carte e autorizzazioni vertono a favore di Hines, che ha anche un contratto ’blindato’ dalla sua. Insomma, tutto ruota intorno a una sola questione: chi pagherebbe l’eventuale ’correzione’?

Sul fronte della Soprintendenza, intanto, i fari restano puntati. Il ministero della Cultura ha chiesto nei giorni scorsi una relazione dettagliata per ricostruire tutto l’iter che ha portato al rilascio delle autorizzazioni. Una verifica interna che potrebbe avere effetti anche sull’incontro in programma. Emergono intanto nuovi dettagli: durante le fasi del cantiere, e quindi di montaggio dei panelli di ottone brunito, in più episodi i tecnici della Soprintendenza hanno eseguito dei sopralluoghi nel cantiere per verificare lo stato dei lavori e l’evoluzione degli immobili. Nessun rilievo sul colore nemmeno dopo quelle verifiche dal vivo.

Nel frattempo, il sondaggio lanciato da La Nazione continua a raccogliere consensi e a fotografare un giudizio netto. A ieri le risposte hanno superato quota 7.200 e il dato rimane schiacciante: il 74% dei votanti ritiene che quel cubo debba essere abbattuto. Un segnale chiarissimo che il Comune, la Soprintendenza e la proprietà non possono più ignorare. Si può continuare a votare su www.lanazione.it/firenze.

Pietro MecarozziAntonio Passanese