TERESA SCARCELLA
Cronaca

Perse il figlio in un incidente, l’appello: “Frenata automatica anche per i tir”

Dopo il 2010 Stefano Guarnieri ha fondato un’associazione: auto come armi, la patente non basta. “Nel Nord Europa sui mezzi di nuova immatricolazione sono obbligatori sistemi di assistenza alla guida”

I resti dei veicoli dopo il tragico tamponamento avvenuto lunedì intorno alle ore 11.30 sull’autostrada A1 tra i caselli di Arezzo e Valdarno

I resti dei veicoli dopo il tragico tamponamento avvenuto lunedì intorno alle ore 11.30 sull’autostrada A1 tra i caselli di Arezzo e Valdarno

Firenze, 6 agosto 2025 – La morte non conosce gerarchie, ma a volte è più brutale di altre. Improvvisa, inaspettata, violenta e cinica, non guarda mai negli occhi. Allora il lutto si porta dietro una rabbia che deriva da una domanda: si poteva evitare? È quello che accade per le vittime della strada come Gianni Trappolini di 56 anni, Giulia Santoni di 23 e Franco Lovari, 75 anni, morti lunedì sull’A1 tra Arezzo e il Valdarno. Gianni e Giulia, entrambi della Misericordia di Terranuova Bracciolini, stavano riportando Franco in ospedale quando l’ambulanza su cui viaggiavano è stata colpita alle spalle e schiacciata tra due camion contro il guard rail.

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La Procura di Arezzo ha aperto un fascicolo per omicidio stradale plurimo e messo sotto indagine il camionista di 57 anni, ora ricoverato a Careggi, che con il suo Tir è piombato sulla colonna di veicoli che procedevano rallentati. Sotto sequestro il camion e la scatola nera. In attesa che la giustizia faccia luce sulle ombre della dinamica, una frase ronza nelle orecchie di molti: ‘Non è giusto’. Non solo uno sfogo emotivo, ma una consapevolezza per Stefano Guarnieri, presidente dell’associazione intitolata al figlio Lorenzo, travolto e ucciso per strada a Firenze nel 2010: “Vittime di un sistema di mobilità che non funziona”.

Stefano, cosa non funziona?

“Il sistema stesso, perché prevede la possibilità che ci possano essere scontri gravi e mortali, e questo non accade con aerei, navi e treni. In quel caso è studiato affinché l’errore non provochi danni irreparabili”.

Cosa si dovrebbe fare?

“La soluzione c’è già, viene applicata nel nord Europa. Parlo del ‘safe system’ che ha cinque pilastri: Safe speed, rispetto dei limiti della velocità; Safe user, la formazione dell’utente. Chi conduce un mezzo ha in mano un’arma e deve essere prudente nel farlo. Safe roads, infrastrutture migliori e Safe cars: esistono dei sistemi di assistenza alla guida (Adas) che dal 2024 sono obbligatori per i mezzi di nuova immatricolazione. Permettono di garantire la distanza di sicurezza, hanno la frenata d’emergenza, aiutano a non uscire di strada e lanciano allert in caso di stanchezza”.

E per i mezzi vecchi?

“Come sono la maggior parte di quelli in circolazione in Italia. In quel caso si potrebbe ovviare installando sistemi di warning, che avvertono in caso di anomalia. Non costano neanche tanto, tra i mille e 2mila euro”.

Ha parlato di cinque pilastri, siamo a quattro. L’ultimo?

“La gestione dell’emergenza dopo lo scontro e devo dire che in Italia siamo messi bene. E poi..”

E poi?

“C’è il tema della formazione. C’è scarsa familiarità con la tecnologia. Compriamo auto nuove, super attrezzate, ma non sappiamo come usarle e alla fine disattiviamo questi sistemi salvavita. E poi vogliamo parlare del rinnovo delle patenti?”

Parliamone...

“È l’unica licenza che dura a vita. Diciamolo, non si fanno valutazioni serie sullo stato di salute, e non si fanno aggiornamenti. Si sta alla guida fino a tarda età, senza conoscere le nuove regole. Sulla strada c’è tanta gente che non dovrebbe guidare, ma abbiamo creato un sistema basato sull’auto privata ed è pericoloso”.