LORENZO OTTANELLI
Cronaca

Festival au Désert. La musica di pace in tre serate gratuite

Parc e Ultravox: concerti, laboratori e workshop dal 23 al 25 luglio

Riccardo Onori si esibirà il 24 luglio all’Ultravox in una delle serate del Festival

Riccardo Onori si esibirà il 24 luglio all’Ultravox in una delle serate del Festival

Se il mondo sembra pronto a dividersi, allora bisogna tirare i fili e stringerli, sempre di più, in una sorta di ponte. Anzi di ponti, tra culture ed etnie, tra popoli e nazioni, così da creare legami inscindibili. Per farlo, serve un linguaggio universale, come la musica, con i suoi ritmi e i suoi strumenti. È questo il gancio del Festival au Désert Firenze, che quest’anno raggiunge la sua sedicesima edizione alle Cascine. Appuntamento dal 23 al 25 luglio per l’organizzazione di Fondazione Fabbrica Europa.

Tre serate gratuite che vedono protagonisti alcuni dei più suggestivi gruppi e collettivi. La rassegna inizia mercoledì 23 al Parc con Almar’à, l’orchestra delle donne arabe e del Mediterraneo, con laboratori, audizioni e workshop (prenotabili sul sito www.fabbricaeuropa.net). Giovedì 24, invece, all’Ultravox ci sarà la prima assoluta di Doni Doni, che vede insieme Kalifa Kone con la kora, Riccardo Onori alle chitarre, Donald Renda alla batteria e Riccardo Di Vinci al basso. Con loro, in collaborazione, non mancano gli innesti elettroni di Ghiaccioli e Branzini, a cui si aggiungono la tromba e il trombone del canadese Charles Ferris. Ad aprire la serata, il cantante giramondo Sandro Joyeux. Per concludere, venerdì 25, sempre all’Ultravox ecco lo slancio femminile di The Zawose Queens, che porta in scena le tradizioni. Saranno presenti anche la band londinese Kefaya accompagnata da Elaha Soroor, cantante di etnia hazara che proviene dall’Afghanistan. E ancora il gruppo Lolo formato dal maliano Mamah Diabate, dal gambiano Jabel Kanuteh e dagli italiani Marzo Zanotti e Stefano Pilia. Nelle ultime due giornate la serata si chiude con un dj set di Med Mix.

"In un momento preoccupante a livello geopolitico e con una situazione instabile nel Sahel – hanno detto gli organizzatori –, il progetto trova energia dalla necessità di far sentire una voce comune per ribadire la necessità di un’ondata di rispetto e coabitazione tra culture".

l.otta.